Strage Borsellino/ Indagati per depistaggio esponenti della polizia. il pentito Candura: “Costretto a confessare”

Pubblicato il 29 Luglio 2009 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA

L’inchiesta sulla morte del giudice Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 insieme a cinque uomini della scorta, si sdoppia. Da un lato c’è l’inchiesta sulla strage vera e propria, con alcune condanne già effettive, dall’altra l’inchiesta sull’inchiesta. E, ad essere indagati con accuse che vanno da calunnia a depistaggio, ci sono proprio alcuni dei poliziotti che seguirono le indagini.

Sul fronte strage si cercano i mandanti occulti, sia i mafiosi ancora non individuati, sia possibili collusioni e di uomini appartenenti a «apparati deviati dello Stato», compresi esponenti dei servizi se­greti.

Ma il procuratore Sergio Lari guarda anche all’inchiesta aperta 17 anni fa, quella che portò a tre diversi processi e a numerose sentenze definitive di condanna.

Tutto nasce dalle dichiarazioni di un pentito, Gaspare Spatuzza, l’ex boss del quartiere palermitano di Brancaccio, che dopo undici anni di carcere duro ha deciso di parlare. Il pentito si è accusato del furto della Fiat 126 utilizzata per fabbricare l’auto-bomba esplo­sa in via D’Amelio.

Furto, a suo tempo, confessato da  Salvatore Candura che oggi ritratta e accusa la polizia di averlo obbligato a prendersi la colpa. L’ipotesi, se dovessero essere confermate le dichiarazioni di Spatuzza, è quella di un depistaggio messo in atto da alcuni esponenti della Polizia di Stato.

Scenario inquietante che avrebbe indirizzato i processi verso un verdetto pre-confezionato e totalmente falso. In attesa di sviluppi, Spatuzza ha già aderito al programma di protezione.

L’ipotesi alternativa su cui lavora la procura è che Candura, che è indagato per autocalunnia anche nella nuova inchiesta, si sia accusato per coprire esponenti mafiosi di alto livello.

Intanto, nel corso della nuova indagine, sono stati già ascoltati alcuni dei magistrati che fra il ’92 e il ’94 si occuparono dellastrage di via d’Amelio, come Ilda Boc­cassini, Carmelo Petralia e Paolo Giordano.