Strage di Erba, i sette nuovi indizi nel processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Aprile 2017 - 11:19 OLTRE 6 MESI FA
Strage di Erba, i sette nuovi indizi nel processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi

Strage di Erba, i sette nuovi indizi nel processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi

COMO – Sono sette i nuovi indizi che portano alla riapertura del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba in cui furono massacrate quattro persone tra cui Raffaela Castagna e il figlioletto Youssef.

A distanza di 11 anni dalla condanna, la Corte di Cassazione ha ordinato la riapertura del caso e ha trasmesso le nuove prove alla Corte d’Appello di Brescia, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di esaminare i nuovi indizi in incidente probatorio. Giusi Fasano sul Corriere della Sera scrive:

“I giudici della Corte Suprema in sostanza hanno deciso che non è vero, come sostengono i magistrati dell’appello, che non sia ammissibile l’esame di sette reperti fin qui mai esaminati. E hanno rimandato indietro l’ordinanza bocciata chiedendo ai colleghi di Brescia (della Corte d’Assise d’appello, appunto) di rivalutarla. «Adesso aspettiamo le motivazioni ma questo annullamento si fonda su una norma, quindi escludo che una volta tornato in appello il nostro ricorso possa essere bocciato di nuovo» è convinto l’avvocato Schembri. «In sostanza è come se la Cassazione avesse ordinato direttamente l’ammissibilità delle nostre richieste»”.

Gli avvocati di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno poi espresso soddisfazione per le nuove perizie e gli accertamenti scientifici che saranno eseguiti su quelle prove fino a ieri escluse dal processo:

“«faremo finalmente accertamenti scientifici sui capelli trovati addosso al piccolo Youssef, su un mazzo di chiavi che non sappiamo dire che cosa aprono e di chi sono, su un accendino, sui giubbotti delle vittime, sul cellulare mai analizzato di Raffaella Castagna (la madre di Youssef, ndr), su un’impronta di scarpa trovata su un cuscino…».

Insomma: su molti dei reperti che ovviamente fanno parte del «caso Erba» fin dall’inizio ma che proprio per il fatto di non essere mai stati esaminati sono «nuovi» e quindi possono essere motivo di revisione del processo. Sempre che l’esito degli accertamenti porti nella «direzione giusta», che per gli avvocati di Olindo e Rosa significa verso la possibile presenza di altre persone sulla scena del delitto. «È chiaro che per noi tutto questo è l’anticamera della richiesta di revisione» spiega Schembri. «Ma il ricorso l’abbiamo fatto al buio, non sappiamo a quali esiti andiamo incontro. Per noi è una questione di giustizia finora negata e chiediamo che l’esame avvenga con l’incidente probatorio perché possano partecipare tutte le parti in causa».

Intanto i coniugi si sono rivolti anche alla Corte dei diritti umani di Straburgo e la pratica è pendente da circa tre anni:

“Nel frattempo è morto Mario Frigerio, il testimone oculare che dopo l’aggressione visse il resto dei suoi giorni portando addosso i segni della mattanza di quella sera. Sua moglie Valeria, colpevole come lui di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, morì accoltellata da Rosa mentre Olindo tagliava a lui la gola. Questo dicono fin qui le sentenze. E dicono che i due avevano appena ucciso senza pietà Youssef, Raffaella e la mamma di lei, Paola Galli. Olindo e Rosa ammisero tutto, poi ritrattarono. I loro avvocati parlarono di confessione «illegittima», insinuarono che il testimone fosse stato indotto a fare il nome di Olindo. Ma Frigerio in aula guardò negli occhi il vicino e gli puntò il dito contro. «Sei stato tu, disgraziato»”.