Strage di Piazza della Loggia a Brescia: “Fu la destra eversiva, appoggiata dai servizi segreti”

di Edoardo Greco
Pubblicato il 10 Agosto 2016 - 15:26 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – La strage di piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974 fu organizzata dalla destra eversiva con l’appoggio di appartenenti ai servizi segreti italiani ed esteri: nella sentenza che individua come colpevoli Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, condannandoli all’ergastolo, i giudici della corte d’assise d’Appello di Milano spiegano protagonisti e retroscena dopo 42 anni di indagini e processi.

La strage di Brescia è “sicuramente riconducibile” alla destra eversiva e “tutti gli elementi evidenziati convergono inequivocabilmente nel senso della colpevolezza di Carlo Maria Maggi“, scrivono i giudici della corte d’assise d’appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui condannano Maggi, all’epoca dei fatti ispettore di Ordine nuovo per il Triveneto, e l’ex collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, all’ergastolo per l’eccidio del 28 maggio del ’74.

L’ex ispettore di ordine Nuovo per il Triveneto, Carlo Maria Maggi, in relazione alla strage di Piazza della Loggia aveva “la consapevolezza”, scrivono i giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza, di poter contare “a livello locale e non solo, sulle simpatie e sulle coperture – se non addirittura sull’appoggio diretto – di appartenenti di apparati dello Stato e ai servizi di sicurezza nazionale ed esteri”.

Secondo i giudici della seconda sezione della corte d’assise d’appello di Milano, incaricati del processo d’appello bis, dopo l’annullamento, da parte della Cassazione, dell’assoluzione di Maggi e Tramonte, l’ex ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto aveva maturato la consapevolezza di poter contare sull’appoggio di appartenenti ai servizi di sicurezza, “attraverso le molteplici riunioni preparatorie anche con militari italiani e americani”.

I giudici, presieduti da Anna Conforti, sottolineano che Maggi “era l’unica figura che, all’epoca dei fatti, coniugava a un tempo: l’ideologia stragista, il parvente instancabile attivismo per riorganizzare in ordine nero gli orfani del dissolto Ordine nuovo”, e i cani sciolti dell’estremismo neo fascista.

Aveva, inoltre, il carisma per svolgere un ruolo assolutamente centrale in tale opere di costituzione, e poteva disporre di più canali di approvvigionamento di armi ed esplosivi” e “la disponibilità di gelignite, esplosivo utilizzato per il confezionamento dell’ordigno fatto esplodere in piazza della Loggia “che causò 8 morti e oltre 100 feriti, nel corso di una manifestazione antifascista”.

La corte sottolinea inoltre che Maggi poteva disporre “di un armiere con le capacità tecniche di Digilio (Carlo ritenuto l’armiere di O.N. ndr) per confezionare l’ordigno o per intervenire alla bisogna”. Maggi avrebbe infine, avuto “la rete di collegamenti necessari per completare la fase esecutiva dell’attentato senza “sporcarsi le mani”.