La ragazza del falso stupro: “Avevo paura che i miei mi picchiassero”

Pubblicato il 12 Dicembre 2011 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – La sedicenne torinese che si è inventata di essere stata stuprata da due rom chiede scusa: lo fa con una lettera pubblicata da diversi giornali, in cui chiede “perdono” per il raid dei suoi amici alla cascina Continassa, dove abitano alcuni nomadi.

La ragazzina ha dettato le sue scuse in una lettera affidata ai giornalisti: “Vi chiedo perdono. Scusatemi. Ho visto in tv le immagini delle fiamme e mi sono sentita male. Mi vergogno da morire perché mi sono resa conto di quello che è successo. Ho raccontato quella storia per paura d’essere picchiata, pensavo che i miei genitori, mio fratello non capissero”.

“Quella storia” è uno stupro mai avvenuto, inventato per nascondere il primo rapporto sessuale con il fidanzatino, finito con lei sanguinante, i jeans in mano e il fratello che la vede così.

Sorpresa in quello stato avrebbe detto al fratello di essere stata violentata da “due zingari”. Scatenando prima un corteo nel quartiere Vallette, e poi, sabato sera, la spedizione punitiva, con la cascina Continassa data a fuoco proprio mentre lei confessava la menzogna.

“Ho capito d’aver sbagliato”, ha detto dopo,”e ora spero che i miei genitori mi stiano accanto anche se so che sarà difficile perdonarmi. Appena ho visto passare mio fratello per la strada mi sono inventata la storia dei rom, senza pensare alle conseguenze. Chiedo scusa a tutti e soprattutto ai bambini del campo. Chiedo scusa a tutta la gente del quartiere per la rabbia che ha suscitato la mia bugia. La colpa è solo mia e chiedo scusa anche al ragazzo che sabato pomeriggio era con me e che ho coinvolto. Vorrei soltanto poter dimenticare”.

La ragazzina si scusa anche con le amiche che la credevano vittima: “Ho continuato a raccontare un sacco di bugie, quando invece avrei potuto fidarmi di loro. Non le volevo tradire, spero che continuino ad avere fiducia in me”. Si dice “pronta ad affrontare tutte le conseguenze”, e promette che “al Tribunale per i minori racconterò ogni cosa e se mi puniranno affronterò la condanna perché sono io ad aver sbagliato”.  “Dovrò pensare a cosa fare della mia vita perché non ho più il coraggio di vivere qui, di uscire di casa”.