Tbc al Gemelli, dubbi sul test usato: i bambini non erano infetti?

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 20:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dubbi sulle procedure diagnostiche utilizzate con il test quantiferon per verificare l’infezione da Tbc sui bambini all’ospedale Gemelli di Roma e’ stato avanzato da uno studio condotto da tre ricercatori italiani in una rivista scientifica inglese, Pathogens and Global Health. Nell’estate dello scorso anno 118 bambini nati nell’ospedale romano, erano stati trovati positivi al nuovo test e conseguentemente sottoposti a terapia preventiva, dopo che una infermiera era stata identificata come probabile fonte di contagio.

Gli studiosi, Antonio Cassone, visiting professor all’ Imperial College di Londra, Roberto Cauda, docente di malattie infettive e medicina tropicale dell’universita’ Cattolica di Roma e Andrea De Maria, infettivologo dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, sottolineano la forte discrepanza tra l’elevato numero si positivita’ al test quantiferon e la assoluta negativita’ di un altro test usato abitualmente, la tubercolina.

Gli stessi ricercatori rimarcano anche la mancanza di informazioni circa la capacita’ predittiva del nuovo test al quantiferon, visto che era la prima volta che questo metodo molto sensibile e’ stato utilizzato in un gruppo cosi’ ampio di neonati. L’ipotesi dei ricercatori e’ che possano esistere altre ragioni immunologiche legate alla positivita’ di bambini al test che non hanno a che fare con l’infezione da Tbc.

Comprendere questo fenomeno, secondo gli studiosi, potrebbe aiutare a stilare linee guida in caso di infezione latente nei bambini e dare indicazioni piu’ precise a chi somministrare i medicinali.