Terremoto: a Cascia il centro storico non crolla, inagibili le case anni Settanta

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2016 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto: a Cascia il centro storico non crolla, inagibili le case anni Settanta

Terremoto: a Cascia il centro storico non crolla, inagibili le case anni Settanta

PERUGIA – A Cascia, nel paesino umbro che diede i natali a Santa Rita, il centro storico medievale è rimasto intatto. A crollare sotto le violente scosse del terremoto sono state le case nuove, quelle costruite negli anni Settanta, per le quali non è neppure necessario il sopralluogo dei Vigili del Fuoco: si vede a occhio nudo che sono inagibili. Mentre la basilica e il santuario di Santa Rita, le chiese e i palazzi medioevali, insomma il patrimonio artistico del borgo meta di pellegrinaggi sembrano aver retto. Saranno ora gli ingegneri del genio civile a stabilirlo con certezza. Intanto sono chiusi, come tutto il paese, perché delle 3.500 persone che vivevano a Cascia neppure una è rimasta in casa, per ordine del sindaco.

Sebbene si trovi a soli 12 km dall’epicentro del sisma, Cascia era rimasa ai margini degli interventi: i riflettori allontanano i turisti e a quelli il piccolo borgo non può rinunciare. I cronisti dell’Ansa raccontano le drammatiche condizioni nell’ex Palazzetto dello Sport della città, dove prima giocava la squadra di pallavolo. Qualcuno dorme infagottato sotto le coperte, qualcuno è attaccato alla bombola d’ossigeno buttata tra le brandine, 5 carrozzelle sono allineate una accanto all’altra vicino alle tribune: il Lazzaretto per malati, anziani e disabili di Cascia è in una struttura di cemento armato alla periferia del paese. Vale a dire che dentro una palestra, senza riscaldamento, ci sono 120 brande, un terzo delle quali occupate da anziani sopra gli 80 anni, molti non autosufficienti, disabili, malati non gravi. In tutto ci sono solo 4 bagni, per 120 persone

Valentina Errante sul quotidiano Il Messaggero aggiunge dettagli:

Nel nulla che fa da cornice, la Protezione civile ha già montato due tensostrutture, camerate, i volontari ne stanno tirando su altre quattro. Poco più avanti, i tendoni della mensa, con una macchina organizzativa che deve raggiungere anche gli abitanti delle 36 frazioni. Anche li dormono tutti insieme, nella camerate che li hanno accolti. Ai margini, nel grande parcheggio, camper e roulotte, comprati nelle ultime settimane, automobili che sono diventate stanze da letto. In pochi sono saliti sui pullman per sistemarsi negli alberghi della costa adriatica.

Ma perché solo ora è scattata l’emergenza a Cascia? Il sindaco, spiega la consigliera comunale Luisa Di Curzio, d’intesa con buona parte della cittadinanza, ha tenuto fin da subito un profilo basso, per salvaguardare il turismo. E in parte ha funzionato. Ma questo ha fatto sì che Cascia restasse nell’ombra. Le televisioni non sono venute, nessuno ne ha parlato e invece i problemi sono tanti: servono i container, perché ci sono intere zone del paese, soprattutto la parte moderna, inagibili. E c’è il problema delle scuole, 400 ragazzi che dovrebbero tornare sui banchi ma che non hanno una sede, perché buona parte degli istituti sono inagibili.