Terremoto. Perché a Norcia le case non crollano. Una lezione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Agosto 2016 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto. Perché a Norcia le case non crollano. Una lezione

Terremoto. Perché a Norcia le case non crollano. Una lezione

ROMA – Terremoto. Perché a Norcia le case non crollano. Una lezione. Pochi chilometri più a est devastazione e tanti morti per una scossa 6.0 di magnitudo, ad Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto. A Norcia, invece, solo pochi decimali in meno di violenza sismica (5.5), non lontani dai distruttivi 5.9 del 1979, eppure soltanto qualche calcinaccio, pochissimi crolli e tanta paura. Quella dell’unico ferito, per esempio, che preso dal panico si è buttato di sotto dalla finestra.

Il resto è il risultato di una progressiva ed irreversibile presa di coscienza anti-sismica, una miscela virtuosa di tecnologia e buon senso. Questa è terra di terremoti, non per questo se ne deve accettare per forza un destino di morte e distruzione. Il fatalismo è compagno della superficialità con cui si gestisce il proprio patrimonio abitativo. Interessante cosa racconta Mario, un abitante di Norcia, al Messaggero.

“Io e il mio vicino abbiamo ristrutturato la casa insieme e mi ricordo che spesi un patrimonio per fare una rete metallica interna alla casa. Ora la mia ha retto e la sua no”, dice, senza aggiungere che il suo dirimpettatio aveva rifatto il tetto in cemento. Perché in effetti, le soluzioni da prendere si ispirano a vecchi, elementari concetti di statica. Norcia è seduta su una faglia, l’ultimo sisma, quello che nel ’97 fece crollare Assisi, è ancora impresso nella memoria ma ha impartito una lezione decisiva. Lo spiega bene Luciano Tortoioli che ha guidato la ricostruzione intelligente dopo il ’97.

Le regole di costruzione del 97 hanno modificato i principi del passato. Penso all’appesantimento degli edifici con i cordoli in cemento armato dei tetti». Un’assurdità, secondo l’ingegnere e il buon senso, perché sarebbe come mettere un cero sopra a una torta di panna e invece della candeline. In passato e forse anche in queste ore, tante case erano e sono collassate perché sopra le pareti di mattoni c’era il più pesante cemento armato.

«Sono state utilizzate- ricorda Tortoioli – tecniche di alleggerimento non invasive. Penso ai solai ripristinati prendendo spunto da tecniche antiche in cui si usava il legno. Penso all’incatenamento che ci ha dato insegnamenti importanti partendo dall’uso delle vecchie chiavi. Ora si usano tecniche più sofisticate, ma la base di partenza è quella». Quindi arriva un’indicazione precisa dal tecnico umbro: «A volte quando si ristruttura una casa ci preoccupiamo più della mattonella del bagno che della trave portante». (Italo Carmignani, Il Messaggero)