Terremoto Visso, manoscritti di Giacomo Leopardi a rischio: Bologna si offre di ospitarli

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Ottobre 2016 - 15:21| Aggiornato il 28 Ottobre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto Visso, manoscritti di Giacomo Leopardo a rischio: Bologna si offre di ospitarli

Terremoto Visso, manoscritti di Giacomo Leopardi a rischio: Bologna si offre di ospitarli (Foto archivio Ansa)

BOLOGNA – Nemmeno i manoscritti di Giacomo Leopardi custoditi nel museo di Visso, nel Palazzo dei Governatori, sono stati risparmiati dalle potenti scosse di terremoto che dal 26 ottobre si verificano tra Umbria e Marche. Già dopo il sisma del 24 agosto la struttura che ospita i 27 manoscritti del poeta di Recanati era rimasta seriamente compromessa e ora si teme che l’originale dell’Infinito e di altre sue opere possano essere danneggiate. Per questo motivo Bologna si è già offerta di ospitare i manoscritti rimasti senza casa e metterli al sicuro.

Il palazzo in cui sono custoditi è sovrastato dalla chiesa di Sant’Agostino (XIV secolo), sede del Museo civico diocesano, dove ad agosto rimase gravemente danneggiato il campanile a vela e dissesti c’erano stati anche nei due pinnacoli della facciata, con pericolo di crolli che dal 26 ottobre, dopo le nuove scosse, si sono verificati.

Il museo è di proprietà della Diocesi, mentre il prezioso patrimonio letterario costituito dai manoscritti leopardiani appartiene al Comune. Risale, infatti, al 24 marzo 1868 la vendita di ventisette manoscritti originali di Giacomo Leopardi all’allora sindaco di Visso Gaola Antinori da parte del preside del Liceo Galvani di Bologna Prospero Viani.

Il collezionista, trovatosi in difficoltà economiche, fu infatti costretto a disfarsi di una parte della sua collezione di opere leopardiane, e la cedette al Comune di Visso per quattrocento lire italiane. Si tratta di sei Idilli (tra cui “L’Infinito” e “La sera del giorno festivo”), cinque sonetti, l’Epistola al Conte Carlo Tiepoli, quattordici lettere scritte tra il 1825 e il 1831 all’editore milanese Stella e un commento alle rime del Petrarca.