Terrorismo, condannato a 6 anni il ‘pugile dell’Isis’. “Voleva colpire il Vaticano”

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2017 - 12:23 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – E’ stato condannato a sei anni di carcere Abderrahim Moutaharrik, il “pugile dell’Isis, che viveva a Milano. L’uomo, marocchino di 28 anni e campione di kickboxing, era finito in carcere nell’aprile dello scorso anno con l’accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis. Secondo gli investigatori, “voleva colpire l’ambasciata di Israele a Roma e il Vaticano. Condannata a 5 anni con la stessa accusa anche la moglie di Moutaharrik, Salma Bencharki.

Insieme a loro, al processo con rito abbreviato che si è tenuto a Milano, il Gup Alessandra Simion ha emesso altre due condanne per due presunti terroristi, oltre a sospendere la potestà genitoriale di Moutaharrik e della moglie, che hanno 2 figli.

I due presunti terroristi sono Abderrahmane Khachia e Wafa Koraichi. Khachia, condannato a 6 anni, anche lui marocchino, residente in provincia di Varese, è il fratello di un giovane morto ‘martire’ in Siria. Wafa Koraichi, condannato a 3 anni e 4 mesi, è sorella di Mohamed Koraichi, marocchino che assieme alla moglie italiana, Alice Brignoli, tempo fa ha lasciato Bulciago (Lecco) per unirsi alle milizie dell’Isis portando anche i tre figli piccoli.

Per Wafa che viveva a Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, nei giorni scorsi, il Gup ha disposto gli arresti domiciliari, mentre gli altri tre imputati restano in carcere.

Moutaharrik e la moglie, che vivevano a Lecco, stando alle indagini della Digos, sarebbero stati arrestati prima che potessero partire per unirsi all‘Isis in Siria, portando con loro i due figli di 2 e 4 anni.

Stando agli atti dell’inchiesta, Moutaharrik avrebbe ricevuto, ai primi di aprile dello scorso anno, un ordine direttamente dal Califfato con un messaggio WhatsApp: “Ascolta lo Sceicco, colpisci! (…) fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo ‘Allah Akbar'”. E alla richiesta di quella voce che, attraverso un “poema bomba”, lo invitava a compiere un attentato in Italia, lui non avrebbe avuto intenzione di sottrarsi.

Anzi, stando agli atti, Roma e il Vaticano erano tra i possibili obiettivi. “Giuro sarò io il primo ad attaccarli (…) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l’attacco, nel Vaticano”, diceva al telefono, intercettato.

Gli investigatori, tra l’altro, hanno scoperto dopo l’arresto che il campione di kickboxing teneva nascosto sotto il letto un “pugnale da combattimento” simile a quello utilizzato per lo “sgozzamento” di un “infedele” da parte dell‘Isis e ripreso in un video.

“Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione”, aveva detto Moutaharrik, lo scorso 2 maggio, per difendersi nell’interrogatorio di garanzia, spiegando poi anche ai giudici del Riesame che quelle intercettate erano soltanto “parole” e lui non aveva intenzione di compiere attentati.