Test medicina. Dopo Remuzzi altri primari “bocciati”: dottori insorgono sul web

Pubblicato il 30 Agosto 2012 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il primario Giuseppe Remuzzi ha ammesso: “Forse non avrei passato il test di ingresso a medicina”. Un’ammissione da parte di un medico italiano di fama internazionale, con 800 pubblicazioni scientifiche all’attivo, che ha scatenato la polemica sul web. Altri medici si sono schierati contro il test, reo di non valutare gli effettivi requisiti degli aspiranti medici. Meglio sarebbe un colloquio o la “selezione naturale” dei candidati, non precludendo la carriera in funzione di domande che con la medicina sembrano aver poco a che fare.

Su Facebook il medico Giancarlo Bellogini scrive: “Anch’io sono stato primario di un reparto di medicina fino a quattro anni fa e certo se ai miei tempi, ci fosse stato il “test di ingresso” non avrei superato l’esame: troppo cervellotico. Quando, invece, mi sono iscritto al primo anno della scuola di specialità in Medicina interna, ho dovuto superare una prova scritta (domande a risposte multiple): ma quelle erano tutte domande relative ad argomenti— anche se non conosciutissimi — di Medicina. Ho però sempre preferito i colloqui, che mi paiono l’unico modo per capire se e quanto un candidato è capace di ragionare su un argomento attinente al suo campo di studi”.

Anche Devigly affida al social network la sua opinione: “Sono un medico con esperienza ventennale in ospedale e attualmente medico di base. Ogni anno faccio da tutor a medici neolaureati e a studenti del VI anno di medicina. Questa esperienza, assieme al contatto con gli specialisti di ogni disciplina, mi ha dato conferma dell’assurdità dei test per l’ingresso alla facoltà: l’iscrizione dovrebbe essere libera e la selezione dovrebbe essere fatta con gli esami! Non esiste, a priori, un metodo discriminante: è sul campo (esami) che si vede la capacità e l’eventuale talento. Tutto dipende dai docenti: sono loro a dovere selezionare”.

Animata polemica è nata anche su Twitter, con @IlMassiimo che parla del “vittimismo” dei candidati: “All’estero il 99% di quelli che si lamentano di non aver passato il test non avrebbe nemmeno i requisiti per iscriversi a medicina”. Twitta poi @LeoSal: “Alle elementari è impossibile bocciare, alle medie non si fa torto a nessuno, alle superiori si da il diploma a tutti e poi, in un giorno di settembre, ci accorgiamo che non possiamo diventare tutti medici.. mah?!”.

E se le domande del test di medicina sono definite “cervellotiche”, @Etenevaivia posta la stranezza del suo test a logopedia: “Nel mio test per logopedia c’era la domanda: che cos’è un ferro da stiro?”. Nascono allora leciti dubbi: saper usare un ferro da stiro, o conoscere le filosofie orientali o nel dettaglio le figure retoriche farà degli aspiranti medici degli ottimi dottori?