Test Tfa sbagliati, Profumo fa i nomi dei responsabili

Pubblicato il 29 Agosto 2012 - 18:47| Aggiornato il 30 Agosto 2012 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Profumo (Foto Lapresse)

ROMA – Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha deciso di fare i nomi: prova così a porre fine al polverone dopo i quesiti ambigui al Tfa per i futuri insegnanti, pubblicando i nomi di chi ha preparato le 2.000 domande tra cui erano anche le 419 con più di una risposta possibile, o comunque non “conformi al bando”. Ma quei nomi, almeno online, non si trovano.

Una nota del ministero di Viale Trastevere spiega che “al fine di rendere trasparente l’intera procedura di predisposizione e di verifica dei test delle prove nazionali di preselezione ai corsi di Tirocinio formativo attivo sono consultabili” da oggi “sul sito del ministero e del Cineca” sono disponibili il decreto “costitutivo del Gruppo di lavoro che ha predisposto le prove” e gli atti dei lavori della commissione istituita lo scorso agosto con l’incarico di “verificare la correttezza scientifica dei test”.

Ai test fra il 6 e il 31 luglio hanno partecipato in oltre 150mila persone garantendo un incasso agli atenei dove si sono svolti di 15 milioni di euro con solo 1 candidato su 3 che ha passato la selezione anche a causa di domande dubbie.

Intanto, però, ci pensa l’ex ministro Maria Stella Gelmini a riaccendere la polemica. “A proposito delle commissioni che hanno redatto i test del Tfa si è fatta trapelare la notizia che le commissioni sarebbero state nominate da me lo scorso agosto”, ha scritto la Gelmini sul proprio profilo Facebook, aggiungendo che “si tratta di un decreto direttoriale e non di un decreto ministeriale”, che “tradotto dalla burolingua ministeriale” vuol dire che “Gelmini non c’entra”.

Era stato lo stesso Profumo a tirare in ballo la Gelmini lo scorso 5 agosto, pubblicando una nota con la quale si tirava fuori dalle responsabilità politiche. “I test somministrati ai candidati sono stati elaborati da commissioni nominate dal ministro il 5 agosto 2011 e secretati, per ovvie ragioni di sicurezza”, era scritto in una nota ministeriale, che chiamava quindi in causa il precedente ministro.

Il risultato di tutto questo caos è che tutte le risposte alle 419 ambigue vengono considerate corrette. In attesa che il decreto con i nomi dei creatori delle domande appaia davvero in rete.