Tiziana Cantone, la madre: “Mia figlia è morta per colpa dei giudici”

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2017 - 15:46 OLTRE 6 MESI FA
Tiziana Cantone, la madre: "Mia figlia è morta per colpa dei giudici"

Tiziana Cantone, la madre: “Mia figlia è morta per colpa dei giudici”

CASERTA – “Se mia figlia è morta la colpa è dei magistrati che non hanno fatto il loro dovere”. Così Teresa Giglio, la mamma di Tiziana Cantone, morta suicida dopo la diffusione online di alcuni suoi video a luci rosse, lancia dure accuse contro i giudici, colpevoli a suo dire, “di aver sottovalutato la situazione”. Parole dure che hanno anche un destinatario preciso: “Il Pm Alessandro Milita che per primo ha indagato”.

“Sono molto amareggiata- dice Teresa Giglio – per l’archiviazione disposta dal Gip a carico dei cinque ragazzi cui mia figlia aveva inviato i video da lei girati. Seconda la donna “è una vergogna che ad oltre un anno e mezzo dalla presentazione della querela e a quasi sette mesi dal suicidio di Tiziana, non si sappia ancora chi abbia diffuso quelle immagini”.

E punta nuovamente il dito contro il pm Milita: “Avrebbe potuto sequestrare i telefonini dei cinque ragazzi cui Tiziana aveva inviato i video, ma non lo ha fatto; e ciò per me è inspiegabile. Forse, se fosse stata sua figlia, l’avrebbe fatto subito; ho anche pensato che tra i cinque denunciati vi potesse essere qualcuno che contava, perciò le indagini non sono andate avanti. Anche la sentenza del giudice di Aversa (Monica Marrazzo, ndr) che ad agosto condannò Tiziana alle spese del procedimento avviato contro Facebook e gli altri social fu determinante nella decisione di mia figlia di togliersi la vita; è come se Tiziana avesse voluto lanciare un ultimo disperato segnale, con il quale richiamare l’attenzione di tutti su una situazione che non riusciva più a gestire, dopo aver subito insulti e attacchi da ogni parte”.

Anche i giornali, secondo la madre di Tiziana, hanno avuto la loro parte di responsabilità, “riportando il suo nome quando ancora era viva e giudicandola a più riprese. Penso a testate come il Fatto Quotidiano, che credevo fosse un giornale serio, e all’articolo della giornalista Elisa D’Ospina del 2015 (aveva definito i filmati di Tiziana come “marketing di una futura pornostar”, ndr); peraltro poi il direttore mi ha fatto le scuse. Quel che è certo è che oggi non credo più che la magistratura possa individuare il responsabile della diffusione dei video; o quanto meno, ci credo pochissimo”.

La Giglio torna poi sull’indagine per diffamazione per la quale il Gip di Napoli Tommaso Perrella, dopo aver archiviato la posizione dei cinque ragazzi querelati da Tiziana, ha chiesto un supplemento di indagine alla Procura perché accerti eventuali responsabilità di Facebook.

“Sicuramente il social come altri colossi del web sono responsabili – spiega la madre della 31enne – ma già nei mesi scorsi avrebbero dovuto rispondere quando mia figlia li diffidava; speriamo che non sia troppo tardi per avere almeno da loro una risposta su chi abbia diffuso quelle immagini. Di sicuro in tanti hanno guadagnato con i video di mia figlia. Spero inoltre che si accertino le responsabilità dell’ex fidanzato di Tiziana, quel Sergio Di Palo che l’ha rovinata“.

In effetti un tribunale, quello di Aversa, ha poi dato ragione a Tiziana, sia pure dopo la sua morte, ritenendo che Facebook avesse sbagliato a non rimuovere le pagine che rimandavano ai video della 31enne pubblicati sui siti porno dopo le diffide che Tiziana aveva puntualmente inviato. L’avvocato amministrativista Andrea Orefice, che si è occupato del procedimento civile ad Aversa e ancora oggi assiste la Giglio, spiega che la “decisione emessa dal Gip di Napoli apre uno spiraglio anche nella battaglia parallela che stiamo conducendo, tramite il Garante della Privacy, perché Facebook e i principali motori di ricerca come Google e Yahoo possano procedere alla rimozione definitiva di ogni contenuto che rimandi ai video di Tiziana”.