“Tossine e pesticidi nella pasta”. Aziende pugliesi contro GranoSalus

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2017 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Il grano utilizzato nella produzione della pasta Granoro ‘Dedicato 100% Puglia’ è ottenuto da filiera costituita da operatori esclusivamente pugliesi”. È quanto viene sottolineato in una nota congiunta del pastificio Granoro, di Corato, nel barese, in Puglia, delle cooperative Fracoltivatori di Apricena e del Molino De Vita di Casalnuovo Monterotaro, nel foggiano, partner di Granoro della filiera 100% pugliese, in risposta a un articolo pubblicato il 26 febbraio scorso sul web dall’associazione di produttori e consumatori GranoSalus, definito dall’azienda pugliese “diffamatorio”.

Nell’articolo è riferito che la pasta a marchio Granoro della linea “Dedicato”, quella a filiera 100% pugliese, risulterebbe contaminata da sostanze quali Don, i glifosati, cadmio, tossine e pesticidi che – si sottolinea nell’articolo pubblicato – non dovrebbero essere presenti nei grani del sud Italia, bensì in grani di importazione, grani esteri. Da qui la conclusione che la materia prima utilizzata non sarebbe esclusivamente pugliese.

L’articolo di GraoSalus tira in ballo anche altre notissime marche di pastifici italiani, oltre la Granoro.

“Dal Test GranoSalus – si legge – almeno due marche, Divella e La Molisana, superano i limiti che la legge impone per i bambini sul DON. Ma la coopresenza di Don, Glifosate e Cadmio negli spaghetti Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia, rivela un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali vietata dai regolamenti comunitari. I grani duri del Sud non dovrebbero presentare queste sostanze pericolose! Il condizionale è d’obbligo, perché se un marchio come Granoro 100% Puglia presenta tracce di questi contaminanti, beh, c’è qualcosa che non funziona nel disciplinare della Regione Puglia che ha concesso in licenza d’uso il marchio alla ditta Granoro e negli stessi controlli della Regione”.

“Tale produzione – risponde l’azienda di Corato in un post su Facebook – è interamente controllata dall’origine fino alla trasformazione e quindi ‘certificata’ da uno dei più prestigiosi enti internazionali in materia, assolutamente terzo ed indipendente e quanto affermato nell’articolo dell’Associazione GranoSalus è del tutto infondato». Granoro specifica che «il grano pugliese utilizzato è altamente selezionato e difficilmente se ne può reperire di migliore sul mercato, sia da un punto di vista qualitativo che della salubrità; la pasta ‘Dedicato 100% Puglià risponde perfettamente a quanto dichiarato, essendo ottenuta da grano non solo italianissimo, ma in particolare pugliese e pertanto si contesta l’insinuazione contenuta nell’articolo secondo la quale sarebbe stata miscelata anche semola di grano estero con quello pugliese”.

Secondo l’azienda “sussistono dubbi sui metodi sia di campionamento che di analisi adottati” e, infine, che “tracce delle sostanze contaminanti a cui si fa riferimento possano trovarsi nel grano sia italiano sia pugliese”.

Risponde a GranoSalus anche La Molisana dal suo profilo social. “Riteniamo che la produzione di alimenti sia prima di tutto una questione etica, per questo consideriamo un nostro dovere, ma anche un diritto, esprimere rispetto alla questione sollevata dall’articolo di GranoSalus – si legge -. Produttori in difesa del Consumatore del 26 febbraio 2017, una posizione chiara e di denuncia. Siamo mugnai dal 1910 e abbiamo costruito una solida reputazione nella selezione dei grani duri più pregiati in Italia e all’estero, nella consapevolezza che una pasta eccellente nasce sempre da un mix di grani di qualità superiore, perfettamente salubri, con caratteristiche chimico-fisiche diverse e complementari. Ci teniamo a sottolineare che siamo fortemente motivati a tutelare produttività e redditività colturale e a recuperare l’agro-biodiversità italiana. Per questo abbiamo siglato contratti di filiera con oltre 600 produttori del Molise e della Puglia, per l’acquisto di 11.000 tonnellate del seme di grano duro Maestà.

La scelta di utilizzare anche grani esteri è, d’altro canto, motivata dalle seguenti ragioni: 1. l’origine italiana del grano duro non è di per sé sinonimo di qualità: il grano raccolto nel 2016, pur abbondante, è risultato per l’80% di medio – bassa qualità, senza l’apporto di grani esteri di pregio sarebbe perfino difficile rispettare le regole della legge di purezza che tutelano la pasta italiana; 2. la produzione nazionale di grano duro è insufficiente a coprire il fabbisogno di consumo: la media del raccolto del grano in Italia negli ultimi anni è di circa 39 milioni di quintali a fronte di una domanda di consumo di circa 55 milioni di quintali; 3. le caratteristiche igienico-sanitarie e quindi di salubrità del grano duro estero sono rigorosamente certificate dagli organismi della Polizia di frontiera presso le Dogane di terra e marittime e dai Corpi di Polizia sul territorio nazionale.

Infine questa scelta, diversamente da quanto si pensa, è per noi anche più onerosa, perché il grano estero di qualità superiore costa oltre il 40% in più rispetto a quello nazionale. In conclusione, esprimiamo seri e fondati dubbi sull’attendibilità dei dati riportati nell’articolo sopra citato, non essendo ben precisata né la metodica utilizzata né la loro fonte (si parla genericamente di un laboratorio estero senza definirne tipologia, specializzazione e provenienza). L’articolo di GranoSalus persegue finalità diffamatorie e strumentalmente denigratorie, dal momento che i nostri valori riportati in tabella, come quelli di tutti gli altri colleghi pastai citati, sono di gran lunga sotto i limiti prescritti dalla vigente normativa in materia. Tuteleremo con forza nelle sedi opportune l’onorabilità della nostra azienda e la fiducia che quotidianamente i consumatori in noi ripongono, consapevoli che le nostre affermazioni sono veritiere e verificabili”.