Trifone Ragone, “i suoi rapporti con Giosuè Ruotolo erano peggiorati”, dice coinquilino Sergio Romano

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2017 - 12:37 OLTRE 6 MESI FA
Trifone Ragone, "i suoi rapporti con Giosuè Ruotolo erano peggiorati", dice coinquilino Sergio Romano

Trifone Ragone, “i suoi rapporti con Giosuè Ruotolo erano peggiorati”, dice coinquilino Sergio Romano

UDINE  – “Trifone Ragone era cambiato negli ultimi tempi. Anche i rapporti con Giosuè Ruotolo erano cambiati”: a raccontare i rapporti tra Trifone Ragone, il militare di Adelfia ucciso nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone con la fidanzata Teresa Costanza, e Giosuè Ruotolo, imputato del duplice omicidio, è stato oggi Sergio Romano, coinquilino e commilitone dei due ragazzi.

“All’inizio Giosuè e Trifone uscivano spesso insieme, perché avevano maggiore affinità per interessi in comune come lo sport o la discoteca. Poi con il passare del tempo avevano smesso di uscire, i rapporti si erano incrinati. Spesso discutevano per questioni economiche. È capitato spesso che noi dovessimo anticipare i soldi per le spese, di solito li mettevo io; poi Giosuè e Daniele andavano a chiederli a Trifone. Giosuè aveva un’attenzione alle spese anche al centesimo”, ha detto in aula Romano.

Trifone era cambiato con il passare del tempo e i rapporti tra i quattro nell’appartamento di via Colombo ne avevano risentito, ha raccontato il giovane, ascoltato come testimone alla tredicesima udienza del processo, davanti alla Corte d’Assise di Udine.

“Siamo andati nell’appartamento a inizio 2013, eravamo tutti contenti di poter tornare a casa e avere il nostro spazio. Andavamo tutti abbastanza d’accordo. Poi Trifone è cambiato nel tempo. Ha sempre vissuto tutto all’estremo, lo sport, il lavoro, le donne. All’inizio le portava in casa nel fine settimana e nessuno diceva nulla. Ma dopo che a gennaio 2014 siamo tornati da Strade sicure a Milano non aveva più accortezze nei nostri riguardi. Portava le ragazze anche durante la settimana e di notte facevano rumore. Avevo avuto due discussioni con Trifone per questo, due volte mi ha risposto ‘non ti preoccupare non succede più’ e due volte è tornato a portare le ragazze come prima”, ha testimoniato.

Ma a rendere più complicati i rapporti di convivenza negli ultimi tempi era stata “una serie di comportamenti che ci davano fastidio; pagava le bollette solo in parte. Era più disordinato di prima”. Tanto che gli altri tre avevano anche pensato di cambiare casa e avevano cominciato a cercarne una senza dirlo a Trifone. “Avevo proposto a Renna e Ruotolo di cambiare casa. Avevamo convenuto che convenisse spostarsi; l’affitto che saremmo andati a pagare non sarebbe stato molto più alto di quello che già pagavamo. Poi il nostro problema si è risolto da solo quando abbiamo scoperto che Trifone aveva intenzione di andare a vivere con Teresa”. 

Romano ha parlato anche della fidanzata di Ruotolo: “Maria Rosaria era molto gelosa di Giosuè”, ha detto il giovane, aggiungendo che Giosuè gli disse che le condizioni di salute della ragazza erano gravissime, “non c’era più nulla da fare” per lei. “L’ho incontrata un paio di volte. Quando era venuta a Pordenone ci aveva chiesto cosa facesse Giosuè e se avesse conosciuto ragazze quando usciva con Trifone. Giosuè e Maria Rosaria si sentivano spesso, telefonate molto lunghe, nottate intere. C’è stato un periodo, dopo l’estate 2014, in cui le telefonate erano quasi inquietanti, sentivo che lui le diceva sempre ‘amore svegliati, ti amo’”.

Il teste ha raccontato che Giosuè “usciva dalla stanza con gli occhi lucidi, si asciugava le lacrime e sorrideva, ci chiedeva se volevamo giocare. Forse era un modo per distrarsi”. Alle richieste di spiegazioni, “Giosuè, piangendo, ci disse che la fidanzata aveva problemi di salute, era caduta e aveva un grosso ematoma in testa ma non se ne erano accorti in tempo. Gli ho creduto. Poi però Maria Rosaria scriveva alla mia fidanzata e le raccontava che era andata in palestra o aveva fatto un esame. Chiesi a Giosuè come fosse possibile e lui mi rispose che le facevano fare quello che voleva perché sapevano che ormai non c’era più nulla da fare”.