Università Messina, concorsi truccati: arrestati i prof Teti e Bisignano

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Settembre 2013 - 12:19 OLTRE 6 MESI FA
Università Messina, concorsi truccati: arrestati i prof Teti e Bisignano

Università Messina, concorsi truccati: arrestati i prof Giuseppe Teti e Giuseppe Giovanni Bisignano

MESSINA – “Pacta servanda sunt”, i patti vanno rispettati: con questa frase in un’intercettazione telefonica due docenti dell’Università di Messina concordano sulla necessità di truccare un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia Chimica. Il patto è che il candidato col punteggio più alto debba farsi da parte, dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in altra procedura concorsuale, per far posto al figlio del direttore del dipartimento.

Lunedì mattina gli uomini della Guardia di Finanza hanno arrestato i due docenti con l’accusa di ”aver gravemente inquinato” il concorso, allo scopo di pilotarne l’esito. L’operazione, ribattezzata “Pacta servanda sunt”, è il risultato di indagini durate diversi mesi che hanno messo in luce ”un vero e proprio sistema deviato delle procedure concorsuali che regolano l’accesso al mondo accademico”.

Le ordinanze di custodia cautelare, agli arresti domiciliari, firmate dal Gip Massimiliano Micali, sono state eseguite nei confronti di Giuseppe Teti, docente di Microbiologia e componente della commissione esaminatrice e del direttore di dipartimento di Farmacia, Giuseppe Giovanni Bisignano. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe chiesto e ottenuto una pista preferenziale per il figlio. Altri tre docenti sono indagati.

Secondo i finanzieri ”sia la commissione giudicatrice, che il vincitore del concorso, venivano stabiliti a monte dagli arrestati, con la collaborazione dei loro colleghi”. Le indagini rivelano che il piano sarebbe potuto saltare perché un altro candidato aveva raggiunto un punteggio più alto di quello che secondo i docenti coinvolti doveva vincere il concorso.

L’indagine è scaturita da una denuncia per una falsa fattura utilizzata presso il Dipartimento, dove operava uno degli arrestati e ha consentito di accertare l’appropriazione di somme da parte di quest’ultimo dalla gestione del “fondo economale” del Dipartimento con il concorso di un dipendente della medesima facoltà.