Va all’ospedale e scopre di essere morta da due anni

di Federico Ionta *
Pubblicato il 19 Marzo 2010 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA

Al momento di lasciare l’ospedale, dopo un’operazione, la sua cartella clinica fu segnata con la parola “deceduta” anziché “dimessa”. Due anni dopo, sempre nello stesso ospedale, la stessa ragazza deve pagare dieci euro per modificare i dati nello schedario e dimostrare di non essere morta.

Una disavventura dal sapore kafkiano quella che ha visto protagonista una diciannovenne di Pertegada, piccola frazione di Latisana in provincia di Udine.

Nel luglio 2008 Deborah Gemmo, questo il suo nome, aveva subito un intervento nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Udine. Operazione riuscita, dimissione senza complicazioni. L’addetto di turno, però, al computer aveva digitato “deceduta” sulla cartella clinica.

Disattenzione o inesperienza, fatto sta che da quel luglio Deborah è burocraticamente morta e nonostante le visite successive all’operazione, che si sono svolte nel corso del 2008 e del 2009, nessuno si è mai accorto dell’errore. «Com’è possibile?», si chiede la mamma di Deborah, «In questi ultimi due anni ricette e impegnative sono state fatte per una persona che risultava non più in vita».

Fino a qualche giorno fa, quando Deborah è tornata nella stessa clinica a Udine per un intervento chirurgico ai denti e si è vista negare l’operazione. Per i medici la giovane era morta e quindi non poteva ricevere nessuna prestazione sanitaria.

«Il mio medico curante è rimasto sbalordito – racconta la madre – Non voglio denunciare nessuno ma devo dire pure che nessuno mi ha chiesto scusa e, in aggiunta, per regolarizzare la posizione di Gemma, ho dovuto richiedere la sua cartella clinica pagando dieci euro di tasca mia. È una cifra ridicola ma non mi pare giusto, visto che l’errore è dell’ospedale».

* Scuola di giornalismo Luiss