Valter Lavitola: il riesame conferma il carcere

Pubblicato il 12 Maggio 2012 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – Il Tribunale del Riesame ha confermato l’ordinanza di custodia in carcere per il direttore dell’Avanti Valter Lavitola, coinvolto nell’inchiesta sui finanziamenti all’editoria e sulla corruzione internazionale in riferimento agli appalti a Panama. I giudici hanno dunque respinto l’istanza della difesa sulla quale, al termine dell’udienza di ieri, avevano espresso parere negativo i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock.

La decisione dei giudici partenopei non giunge inattesa dopo che nei giorni scorsi il Riesame aveva confermato l’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti del senatore del Pdl Sergio De Gregorio sulla cui richiesta di esecuzione sara’ chiamata a pronunciarsi l’aula di Palazzo Madama.

Una vicenda, quella che coinvolge il parlamentare, strettamente connessa alle accuse contestate a Lavitola per quanto riguarda i milioni di euro di contributi al quotidiano erogati, secondo i magistrati, in base a una falsa documentazione. I pm di Napoli hanno cosi’ incassato un importante punto a favore vedendo riconosciuta la sussistenza degli elementi a sostegno dell’accusa di corruzione internazionale, un caso che si presentava complicato da valutare sotto il profilo giuridico anche in considerazione dei pochi precedenti analoghi.

Non sono stati sufficienti dunque i tre interrogatori ai quali e’ stato sottoposto Lavitola – il primo di garanzia, gli altri due investigativi davanti ai pm – per modificare l’atteggiamento dei giudici. Negli ultimi due incontri nel carcere di Poggioreale con i sostituti della procura, Lavitola aveva affrontato una serie di argomenti al centro dell’attenzione degli inquirenti, dalla questione dei finanziamenti, al suo ruolo di consulente Finmeccanica, fino ai rapporti intessuti durante la latitanza e la questione dei 500mila euro, elargiti dall’ex premier Berlusconi all’imprenditore Gianpaolo Tarantini: Lavitola, che si impossesso’ di tale somma, disse ai pm di averla messa al sicuro nella mani di un amico pescatore a Panama. Una versione che non ha affatto convinto i magistrati.

Nelle motivazioni del parere sfavorevole alla scarcerazione, i pm avevano tra l’altro sottolineato la grande disponibilita’ di denaro dell’indagato e la sua fitta rete si rapporti, soprattutto all’estero. Intanto il presidente di Panama Ricardo Martinelli ha citato oggi in giudizio il suo vice Juan Carlos Varela chiedendo un risarcimento per 30 milioni di dollari per i ”danni e pregiudizi” subiti per le ”false” accuse di corruzione contro di lui nell’ambito del cosiddetto ”scandalo Lavitola”. ”Sono un essere umano e l’ho citato in giudizio civile come cittadino contro un altro cittadino”, ha specificato alla stampa il capo dello Stato.

Nelle ultime settimane, in vista delle presidenziali del 2014, Martinelli, leader del partito Cambio Democratico, e Varela, leader del Partito Panamenista, hanno incrementato le accuse reciproche – anche con spot televisivi – per le presunte passate connivenze con Valter Lavitola, tanto che, ieri, il massimo prelato della Chiesa locale, mons. Jose’ Domingo Ulloa ha rivolto un appello ad entrambi affinche’ pongano fine alla diatriba che ‘danneggia il Paese”. Appello apparentemente inascoltato.

Il legale di Martinelli, Rosendo Rivera ha appunto assicurato ai media che il capo dello Stato ”esige 30 milioni di dollari di indennizzo perche’ e’ l’entita’ della mazzetta che, secondo Varela, avrebbe ricevuto da Lavitola a cambio di un contratto per costruire carceri”. ”Nella causa dovra’ presentare delle prove in tal senso e poiche’ la vinceremo, la somma sara’ donata a fondazioni che determineremo a suo tempo”, ha precisato l’avvocato.