Passò col rosso e uccise Roberta Smargiassi, il marito Fabio Di Lello uccide Italo D’Elia. La pistola sulla tomba

di Corinna Campanile
Pubblicato il 2 Febbraio 2017 - 06:52| Aggiornato il 15 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Passò col rosso e uccise Roberta Smargiassi, il marito Fabio Di Lello uccide Italo D'Elia. La pistola sulla tomba

Passò col rosso e uccise Roberta Smargiassi, il marito Fabio Di Lello uccide Italo D’Elia. La pistola sulla tomba

VASTO (CHIETI) – Omicidio in strada a Vasto, in provincia di Chieti, mercoledì primo febbraio. Un giovane di 22 anni, Italo D’Elisa, è stato ucciso per vendetta: l’estate scorsa, infatti, D’Elisa aveva travolto e ucciso con l’auto Roberta Smargiassi. Poco dopo l’omicidio, sulla tomba della donna i carabinieri hanno trovato una pistola semiautomatica in una busta di plastica. Ed è scattata la caccia al marito di Roberta, Fabio Di Lello, che si è costituito poco dopo, confessando l’omicidio.

Il delitto è avvenuto poco dopo le 16:30 di mercoledì primo febbraio all’uscita di un bar. Almeno quattro i colpi di pistola esplosi all’indirizzo del giovane, ucciso davanti alla porta di ingresso di un locale, il “Drink Water”, in via Perth, nei pressi della trafficata circonvallazione Histoniense. Sul luogo dell’omicidio è arrivato anche il padre di D’Elisa, che ha gridato: “Maledetti, me l’avete ucciso”.

Prima di consegnarsi alle forze dell’ordine, Di Lello avrebbe chiamato un amico dicendogli che aveva ucciso l’assassino di sua moglie, e gli avrebbe anche annunciato che stava andando al cimitero per salutare la sua Roberta. Poi, riferisce l’agenzia Ansa, ha chiamato il suo avvocato, Giovanni Cerella, indicandogli dove si trovava in quel momento.

Giunti sulla tomba di Roberta Smargiassi i carabinieri hanno trovato però solo l’arma custodita in una busta di plastica trasparente. Poco dopo, accompagnato dal suo avvocato, Di Lello si è costituito.

Sul profilo Facebook di Fabio Di Lello campeggia la foto della donna, Roberta Smargiassi. Sulla foto, postata il 5 novembre scorso, campeggia la scritta ‘Giustizia per Roberta’. La foto del profilo è invece tratta dal film Il gladiatore, la scena quella in cui Massimo Decimo Meridio torna dalla guerra e scopre la sua famiglia massacrata per vendetta.

“La mia Roberta mi è stata rubata – aveva scritto il 2 agosto scorso sul quotidiano zonalocale Di Lello – rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi”. Hanno trasformato il nostro dolore e la sua morte come fosse un videogioco”, aggiungeva Fabio per poi proseguire “Mi chiedo, dov’è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un’altra Roberta”.

Non c’era giorno che Fabio non spendesse al cimitero sulla tomba di sua moglie. Ogni giorno per fermarsi davanti alla lapide per accarezzare la foto della donna che aveva sposato nell’ottobre del 2015. C’è chi dice che si fermasse addirittura a mangiare. Fabio, a detta degli amici, dal quel primo luglio non si era più ripreso. Dal giorno in cui Roberta è stata investita da Italo D’Elisa.

Dolore e rabbia sarebbero montat quando la giustizia ha iniziato a seguire una strada diversa: chi le aveva portato via Roberta non era stato arrestato né posto in stato di fermo per omicidio stradale. Poi le manifestazioni pubbliche, la fiaccolata passando davanti all’ospedale fino al Palazzo di Giustizia, la preghiera nella Cattedrale San Giuseppe. Fabio Di Lello, che reclamava una giustizia veloce ed efficace, è molto noto in città per i suoi trascorsi calcistici. Ora si trova in caserma presso la Compagnia dei Carabinieri di Vasto assieme ai suoi avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni che laconicamente affermano: “Quella che si è compiuta oggi è una tragedia nella tragedia. E’ una vicenda delicata e aspettiamo prima di fare ogni commento che l’autorità giudiziaria faccia il suo corso. La morte di Roberta aveva profondamente turbato il nostro assistito”

Secondo le prime ricostruzioni Fabio Di Lello avrebbe scambiato qualche parola con la sua vittima prima di estrarre la pistola dalla tasca e colpire frontalmente all’addome Italo D’Elisa. Almeno tre colpi avrebbero centrato il 21enne che la scorsa estate, esattamente sette mesi fa, investì con la sua auto e uccise all’incrocio di corso Mazzini Roberta Smargiassi, 34 anni, in sella alla sua moto e moglie del presunto assassino.

Pietro Falco, direttore di medicina legale dell’Asl Lanciano- Vasto-Chieti, ha eseguito sul posto una prima ricognizione cadaverica, ma per stabilire il numero dei colpi e quali siano stati letali sarà necessaria l’autopsia che verrà eseguita, forse già domani, all’obitorio presso l’ospedale di Vasto dove è stata trasferita la salma. Le indagini saranno coordinate dal sostituto procuratore Gabriella De Lucia.