Venerdì 17, perché porta sfiga? I greci, i romani, la smorfia…

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Giugno 2016 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA
Venerdì 17, perché porta sfiga? I greci, i romani, la smorfia...

Venerdì 17, perché porta sfiga? I greci, i romani, la smorfia…

ROMA – Venerdì 17, anche i meno superstiziosi guardando il calendario oggi si saranno soffermati per un secondo. Venerdì e anche 17, un mix che, volenti o nolenti, richiama antichissime promesse di sfortuna. E antiche lo sono davvero: l’avversione per il 17 ha radici greco-romane, come spiega la Stampa:

In greco, Eptacaidecafobia significa paura del numero 17, e la sua identificazione con qualcosa di negativo sarebbe nata proprio nella civiltà greca. Per i seguaci del credo pitagorico, era un numero da evitare in quanto era compreso tra il 16 e il 18, considerati perfetti. Nell’antico testamento il diluvio universale iniziò proprio il 17. Nell’impero romano, invece, la sfortuna ha ragioni militari. La battaglia di Teutoburgo è stata combattuta nel 9 d.c. Sul campo i romani si scontrarono contro i germani di Erminio: le legioni 17,18, e 19 furono completamente distrutte. Da quel momento, nella tradizione romana quei numeri furono considerati sinonimo di sventura. Sulle tombe dei defunti poi, spesso si poteva trovare la scritta VIXI: in latino “ho vissuto”, cioè “sono morto”. Quest’ultima è l’anagramma di XVII, 17 in numeri romani. E se si guarda alla smorfia napoletana (il dizionario dei numeri del lotto) è sinonimo di disgrazia. Il 17 non ha solo una connotazione negativa, ma anche positiva. Nella Cabala ad esempio, è un numero benefico, poiché è il risultato della somma numerica delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2), che lette nell’ordine danno la parola tôv “buono, bene”.

Nel mondo anglosassone e scandinavo il problema è il 13:

Nel mondo anglosassone invece, il giorno sfortunato è il venerdì 13. Nella mitologia scandinava, il numero 13 è associato al Dio Loki: prima c’erano 12 semidei, poi arrivò lui che si comportò in modo crudele con gli esseri umani. Se si pensa all’ultima cena di Cristo, il 13esimo apostolo era Giuda il traditore. E ancora: secondo lo storico greco Diodoro Siculo (vissuto nel primo secolo avanti cristo), Filippo II, re di Macedonia e Padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo aver fatto mettere una sua statua accanto a quella delle dodici divinità dell’Olimpo. E se si va ancora più indietro nel tempo, nell’astrologia assiro babilonese il 12 era un numero sacro perché facilmente divisibile, mentre il 13, che viene dopo, è considerato sfortunato. Infine nel mondo spagnolo e latinoamericano a essere considerato infausto è il martedì 13, Una credenza che forse trova origine nella tradizione romana: il martedì è legato al Dio della guerra Marte, e per questo motivo considerato sfortunato.