Veneto: evasione fiscale da un miliardo di euro, 11 arresti della Guardia di Finanza

Pubblicato il 8 Ottobre 2009 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA

Undici arresti, 37 denunce e la scoperta di un miliardo di euro di evasione. È questo il bilancio della Guardia di Finanza del Veneto nei confronti di professionisti dell’evasione che, attraverso un “carosello” di società fasulle italiane e straniere gestite da “nonnetti” improvvisati capitani di industria hanno sottratto allo Stato un vero e proprio tesoro.

Quarantotto sono i denunciati dai militari di Padova e Venezia nel corso di indagini coordinate dall’Autorità Giudiziaria di Padova che ha anche fatto eseguire 11 ordinanze di custodia cautelare.

L’associazione a delinquere era costituita da imprenditori veneti e lombardi, da “faccendieri” napoletani e da cittadini stranieri, una vera e propria holding del crimine transnazionale che ha portato gli 007 delle Fiamme Gialle ad indagare in tutta Europa, dalla Germania alla Grecia, dall’Inghilterra all’Austria.

Attraverso una serie infinita di società gestite solo apparentemente da anziani, extracomunitari e nullatenenti, questi professionisti e menti raffinate della frode fiscale hanno occultato redditi, dichiarato conti inesistenti ed incassato l’Iva, complessivamente, per oltre un miliardo di euro.

Erano riusciti a creare veri e propri “castelli” di società con sede operativa in stanze deserte dotate solo di un fax, di una scrivania e di una sedia per un’unica impiegata, solitamente estranea alla frode, che si trovava a gestire l’emissione di fatture dagli importi incredibili che arrivavano addirittura a 4 milioni di Euro l’una.

Trasporti effettuati da camion fantasma carichi di telefoni cellulari che partivano da Padova, giravano mezza Europa con merce inesistente, per poi comparire, dopo al massimo due giorni, nuovamente nella città del Santo. Il guadagno? Evadere l’IVA e sottrarre importanti fette di mercato offrendo lo stesso prodotto ad un prezzo altamente concorrenziale.

La metodologia fraudolenta utilizzata si basava sulla costituzione di vere e proprie galassie di imprese fantasma che , dopo brevi periodi di attività (un paio d’anni al massimo) venivano messe in liquidazione o trasferite all’estero, lasciate quindi morire senza assolvere ad alcun debito con il Fisco.

Nell’associazione a delinquere smantellata dalle Fiamme Gialle vi sono anche pregiudicati napoletani, alcuni dei quali già noti alla giustizia per reati di pirateria audiovisiva e bagarinaggio. Tra gli articoli commercializzati, oltre ai telefoni cellulari, c’erano anche cd rom vergini destinati al mercato campano. Da qui il sospetto degli inquirenti che tali prodotti finissero nel lucroso mercato clandestino della pirateria audiovisiva.

Nel corso dell’intera operazione, oltre alle intercettazioni telefoniche, agli accertamenti bancari e alle perquisizioni, sono state svolte indagini in tutta Europa con la collaborazione delle polizie e delle amministrazioni finanziarie di Austria, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Grecia ed Ungheria.