Venezia: machete e pietre nello zaino, pregavano Allah in stazione

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Agosto 2016 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA
Venezia: machete e pietre nello zaino, pregavano Allah in stazione

Venezia: machete e pietre nello zaino, pregavano Allah in stazione

VENEZIA – Li hanno trovati con un machete e una grossa pietra nella borsa: è così che sono stati fermati dalla polizia tre uomini e tre donne. I sei si sono fatti notare, all’interno della stazione di Venezia, perché all’alba di domenica si sono messi a pregare in ginocchio, in direzione di La Mecca. Scrive Il Gazzettino:

Stavano pregando alle 4,30 di ieri mattina nei pressi della stazione ferroviaria a Venezia, quando una guardia giurata si è accorta del gruppetto di stranieri e, insospettita, ha chiamato la Polizia. Tre uomini e tre donne inginocchiati verso la Mecca, che, appena si sono accorti del vigilante, sono fuggiti. Ma gli agenti hanno rintracciato i primi due componenti del gruppo: O.A., 49 anni, nato in Germania, in possesso di un documento di identità turco e di un permesso di soggiorno tedesco intestato però a un’altra persona, e A.K. del 1992, con passaporto turco, attualmente residente in Slovenia per motivi di studio. Gli agenti hanno capito che poteva trattarsi di personaggi pericolosi non appena hanno perquisito O. e gli hanno trovato nella borsa un machete e delle pietre, una particolarmente grossa.

Il Messaggero aggiunge altri particolari:

Di questi tempi e con le forze di polizia in piena allerta sono state immediatamente avviate le ricerche delle altre quattro persone che si erano allontanate e, a questo punto sono intervenuti lo Scip e il Servizio centrale antiterrorismo, che hanno preso contatti con la Polizia tedesca e con quella slovena. Dalla Germania, le autorità hanno inviato tutta la documentazione che riguardava O., corredata da foto. Ma proprio guardando le immagini, gli investigatori si sono accorti che la persona fermata era diversa da quella indicata dai tedeschi. E comunque che l’uomo bloccato era sconosciuto alle varie banche dati. Quindi, è stato arrestato per false attestazioni a pubblico ufficiale sull’identità personale e denunciato per il possesso del machete. Il secondo fermato ha provato anche lui a raccontare una storia. Ha detto che non conosceva i concittadini, ma che li aveva sentiti parlare in turco, e allora si era avvicinato ed era stato invitato a pregare con loro. Aveva aderito per non offenderli. Nei suoi confronti è scattato un provvedimento di fermo ed è stata avanzata richiesta di riammissione in Slovenia.

Successivamente sono stati rintracciati e fermati gli altri 4.