Vittima bulli tenta suicidio: a 11 anni inghiotte farmaci

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA
Vittima bullismo tenta suicidio: a 11 anni inghiottisce farmaci

Vittima bullismo tenta suicidio: a 11 anni inghiottisce farmaci

VICENZA – Un ragazzino di 11 anni ha tentato di togliersi la vita ingerendo farmaci perché esasperato dagli atti di bullismo di cui era vittima. La storia arriva da Arzignano, in provincia di Vicenza, dove il ragazzino si è imbottito di farmaci lo scorso 18 febbraio per porre fine alle angherie subite da un gruppo di bullo che lo tormentava.

Andrea Priante sul Corriere del Veneto scrive il ragazzino di appena 11 anni è rimasto ricoverato per 10 giorni nell’ospedale di Arzignano  dopo aver ingerito i farmaci che ha trovato nell’armadietto della sua casa mentre il padre dormiva ancora e la madre era appena uscita per andare a lavoro:

“Il 18 febbraio l’undicenne ha atteso che la madre uscisse per andare al lavoro, intorno alle 7 del mattino. Suo padre ancora dormiva e lui è salito su uno sgabello e ha aperto un armadietto che conteneva diversi medicinali. Da una confezione di Zarelis – un antidepressivo – ha preso tre pastiglie, un’altra compressa da una scatola di Rivotril, un potente rilassante. E le ha inghiottite tutto d’un fiato. Stando a quanto ha raccontato in seguito, si è incamminato verso la scuola sotto una pioggia battente e ha percorso tre chilometri prima che un automobilista si accorgesse di quello studente tutto solo e gli offrisse un passaggio fino all’istituto. Al ritorno dalle lezioni, la madre si è accorta che qualcosa non andava.

«Aveva le pupille dilatate, barcollava… », spiega la donna. Poi la telefonata di una professoressa: «Come sta suo figlio? Oggi era strano…». La donna l’ha accompagnato all’ospedale di Valdagno e solo allora, di fronte ai medici, ha ammesso quel goffo tentativo di suicidio. «Volevo farla finita, ero stanco di essere offeso », ha spiegato. Il bambino ha detto di essere vittima di bullismo, un problema iniziato alle elementari e trascinatosi per anni. I genitori lo sapevano e infatti gli avevano affiancato una psicoterapeuta. «Alcuni compagni gli calpestavano la merenda, lo insultavano, tornava da scuola con lo zaino scarabocchiato », racconta la mamma. «È sempre stato un bambino molto sensibile, non riusciva a trovare la forza e il coraggio di ribellarsi»”.

Alla domanda del medico se il ragazzino avesse ancora intenzione di togliersi la vita, il piccolo ha risposto di sì se fosse stato ancora tormentato dai bulli:

“L’undicenne è stato trasferito nella Pediatria dell’ospedale di Arzignano, dove è stato aiutato a superare gli effetti dei farmaci assunti. E lì è rimasto fino a lunedì, quando è potuto tornare a casa. In quei giorni trascorsi nel reparto, ha parlato con psicologi e assistenti sociali con i quali ha ripercorso gli episodi di bullismo di cui era stato vittima. Gli esperti hanno anche ricostruito il quadro familiare, difficile da affrontare per qualunque bambino: una casa umile, il papà malato, la mamma costretta a fare diversi lavori (in parrocchia e come badante) per guadagnare quanto basta a tirare avanti. Eppure, proprio la madre non ha dubbi: «Mi ha detto che a casa è felice e che la colpa è soltanto dei bulli». E lo stesso avrebbe confermato ai carabinieri che però, anche se venissero provate le vessazioni, difficilmente potranno intervenire visto che i responsabili sono dei bambini. Probabilmente se la caveranno con una lavata di capo. Intanto l’undicenne cerca di ritrovare la serenità, accanto ai genitori”.