Yara Gambirasio, il genetista: “Il dna di Massimo Bossetti e…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Luglio 2016 - 11:35 OLTRE 6 MESI FA
Yara Gambirasio (foto Ansa)

Yara Gambirasio (foto Ansa)

BERGAMO –  “Massimo Bossetti è stato identificato attraverso il Dna nucleare. Il suo combaciava con quello di “Ignoto 1”, cioè della persona che ha lasciato la sua traccia biologica sugli indumenti della ragazzina. E non mi vengano a dire che lo si può trasportare: il Dna si trasferisce soltanto per contatto diretto. Tutto questo è inconfutabile”.

In una lunga e accurata intervista al Corriere della Sera, il genetista Emiliano Giardina chiarisce la genesi e l’importanza di quella che è risultata la prova regina contro Massimo Bossetti, condannato venerdì in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. La prova è quella traccia di Dna ritrovata sul risvolto intero degli abiti della ragazzina, trovata morta in un campo a Chignolo d’Isola.

I difensori di Bossetti hanno sempre sottolineato che quella traccia genetica doveva essere ripetuta anche per il fatto che l’unico a combaciare con il profilo dell’imputato era il dna nucleare, e non quello mitocondriale.

“Vorrei ricordare che davanti a tracce biologiche così complesse come quelle trovate sugli indumenti di Yara l’esame per risalire al mitocondriale non si fa. Non succede praticamente mai. Noi lo abbiamo fatto soltanto per arrivare alla madre, non per identificare “Ignoto 1″”.

“Ignoto1” è il nome dato proprio alla traccia biologica ritrovata su Yara, prima ancora di sapere di chi fosse. Fu Giardina, docente all’università romana di Tor Vergata, a ipotizzare che si trattasse di un figlio illegittimo e per questo non presente nel nucleo della famiglia dalla quale proveniva quel dna. Le indagini sono ormai note: dopo un lavoro certosino di ricostruzione sulle donne che potevano essere venute a contatto con il padre certo dell’assassino, gli inquirenti sono arrivati alla madre di Massimo Bossetti e infine allo stesso Bossetti.

Il fatto che il dna del carpentiere coincida con quello rintracciato sugli indumenti della ragazzina prova anche, per il genetista, la presenza in loco dell’assassino: “Il dna non è trasportabile ma si trasferisce solo per contatto diretto”. Dunque non starebbe in piedi la difesa di Bossetti secondo il quale qualcuno potrebbe avergli rubato un attrezzo contaminato del suo dna per poi uccidere Yara.