Yara Gambirasio, Vittorio Feltri: “Bossetti è innocente…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Maggio 2016 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti (foto Ansa)

Massimo Bossetti (foto Ansa)

ROMA – Vittorio Feltri dalle pagine di Libero difende Massimo Bossetti, unico imputato e accusato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il giornalista nel suo articolo su Libero sottolinea che per la condanna dell’imputato mancano le prove.

A proposito del Dna di Bossetti ritrovato sul cadavere della vittima, la prova più schiacciante secondo l’accusa, Feltri scrive:

Il Dna è ormai considerato un dogma e nessuno si sogna di contestarlo. Davanti alla scienza chi osa eccepire? Siamo tutti soggiogati dal potere delle provette, che dicono sempre la verità. Non ci passa per la testa che se la scienza è (forse) esatta, chi la maneggia rischia di sbagliare. Nel caso di specie, l’esame di laboratorio non si può ripetere per insufficienza quantitativa del material disponibile. Bisogna accettarne il primo e unico risultato che incastra Bossetti.

Secondo il giornalista poi la requisitoria, ancora non conclusa, della pm Ruggeri è lacunosa e per nulla convincente.

Yara sarebbe stata prelevata da Bossetti davanti alla palestra dove si era recata a tarda sera. Domanda: come si spiega il fatto che ella sia salita sul furgone del carpentiere senza opporre resistenza, senza gridare, senza attirare l’attenzione di alcuno nella zona che data l’ora non poteva essere deserta? Conosceva il suo adescatore e quindi ha acconsentito di buon grado ad essere ospitata a bordo del camioncino? Ipotesi da non scartare a priori. Se le coste stanno così vuol dire che i due non erano estranei l’uno all’altra. Si erano già incontrati e avevano stretto una sorta di amicizia? Se diamo per buona la congettura, va da sé che qualche traccia delle loro frequentazioni dovrebbe trovarsi. Invece non si trova: non una telefonata, non un sms. Ergo si conclude che tra l’uomo e l’adolescente non vi erano rapporti tali da indurre lei a non rifiutare un passaggio sull’autocarro Iveco, che non è suggestivo quanto una Jaguar.

Un altro punto non chiaro per Feltri è il fatto che Yara sia stata prelevata da una sola persona.

Come si giustifica che Bossetti sia riuscito da solo a caricare la fanciulla con la forza del proprio mezzo e a condurla in un campo (percorrendo vari chilometri) evitando una sua ribellione difficilmente contenibile, posto che egli era intento alla guida? Il muratore era un muratore, non un incantatore di serpenti o un seduttore irresistibile. Questi aspetti del problema sono stati trascurati dalla dottoressa Ruggeri. Quindi si apre un buco logico che fa traballare l’intero impianto accusatorio basato soltanto sul Dna e su ragionamenti non strampalati, ma non supportati da elementi probatori persuasivi. La pm non ha riflettuto che omicidi di questo tipo normalmente sono commessi da un gruppo e non da un singolo individuo? Per bloccare e caricare una ragazza atletica (non una bambina) serve almeno essere in tre persone, presumendo che una stia al volante e altre due la immobilizzino. Altrimenti l’impresa criminale è irrealizzabile. Se poi si tiene conto che Yara è stata trascinata in campagna, seviziata e uccisa da un uomo, è fatale chiedersi come questo sia accaduto. Una fanciulla non è un pupazzo che porti di qua e di là per i fatti tuoi quasi che fosse una bambola.