YouTube – Aggredito professore: “Assassino, hai scritto…”

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2016 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA
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Panebianco aggredito dagli studenti all’Università di Bologna

BOLOGNA – Angelo Panebianco, professore di Scienze politiche ed editorialista del Corriere della Sera, aggredito all’Università degli Studi di Bologna al grido di “assassino”. Non è il primo attacco da parte degli studenti per il professore. Ma mai i toni sono stati così duri, quasi feroci, tanto che lui stesso sta pensando se denunciare chi lo ha definito “assassino”.

Motivo dell’ultima contestazione, andata in scena all’ateneo di Bologna lunedì 22 febbraio, un editoriale di Panebianco apparso il 15 febbraio sul Corriere della Sera dal titolo “Noi in Libia: saremo mai pronti?”.

Così gli studenti del collettivo Cua (Collettivo universitario autonomo) hanno interrotto la prima lezione del corso del professore “Teorie della pace e della guerra” e si sono presentati con uno striscione con la scritta “Fuori i baroni della guerra dall’università”, distribuendo volantini sotto il suono di sirene e bombardamenti e non permettendo al professore di svolgere la sua lezione.

L’iniziativa, durata qualche minuto, non è piaciuta neppure ai giovani che stavano seguendo la lezione: una ragazza ha infatti chiesto ai manifestanti di abbandonare l’aula e lasciar proseguire il corso. Anche Panebianco ha discusso con gli antagonisti, che hanno annunciato altre contestazioni per l’inaugurazione dell’anno accademico il 29 febbraio.

La Procura attende di ricevere gli atti dalla Digos: come da prassi verrà aperto un fascicolo d’indagine e si potrebbe procedere per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Lo stesso professore sta meditando se denunciare gli studenti che lo hanno definito “assassino”.

Non è la prima volta che Panebianco  è vittima delle proteste degli antagonisti a causa delle opinioni espresse nei suoi fondi: nel gennaio del 2014 era stato il collettivo Hobo ad imbrattare l’ingresso del suo ufficio in ateneo e pochi mesi dopo, a luglio, a murare la porta dell’ufficio e scrivere sui muri con vernice rossa.

Sul quotidiano la Repubblica Benedetta Tobagi, giornalista e figlia di Walter Tobagi (ucciso dai terroristi rossi), ricorda il caso del professor Guido Petter, docente di psicologia all’Università di Padova ed ex partigiano comunista, a cui gli studenti dell’Autonomia davano del “fascista” e impedivano di fare lezione. Scrive Benedetta Tobagi:

«Fascisti siete voi che mi impedite di parlare», replicava: lo punirono a colpi di chiave inglese, sopravvisse per miracolo. Nel suo diario del 1978-‘79 (…) ha raccontato, a futura memoria, il clima opprimente di intimidazione di quegli anni, la goliardia degenerata in derisione umiliante, lo stillicidio delle scritte diffamatorie, gli insulti. Lo sanno, i ragazzi del collettivo bolognese? Chissà”.