A letto col fidanzatino della figlia: “Ti insegno come fare”. Condannata a 15 anni

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Ottobre 2016 - 01:57 OLTRE 6 MESI FA
A letto col fidanzatino della figlia: "Ti insegno come fare". Condannata a 15 anni

A letto col fidanzatino della figlia: “Ti insegno come fare”. Condannata a 15 anni

ATLANTA – Per mesi è andata a letto con il fidanzatino della figlia adolescente, con la scusa di insegnargli il sottile gioco della seduzione, per aiutarlo a sua volta conquistare la ragazza. Così Kathy Tompa, madre di 48 anni, è stata condannata a 15 anni di carcere.

La vicenda si svolge nella cittadina di Alpharetta, in Georgia (Usa). La giovane madre, secondo quanto ricostruito in tribunale dal procuratore della contea di Forsyth, Heather Dunn, avrebbe adescato e sedotto il “genero teenager” fin dalle prime volte che il giovane aveva messo piede in casa.

Già a maggio scorso la signora Tompa era stata arrestata per molestie ma subito scarcerata per assenza di prove. La donna era stata bene accorta a nascondere ogni dettaglio compromettente. Ma i genitori del ragazzo avevano fiutato un cambiamento in negativo: i voti a scuola peggioravano, così come il suo atteggiamento. Fino alla decisione, sofferta, di sequestrargli smartphone e computer. Così la torbida storia è venuta a galla.

È saltato fuori che la donna gli aveva regalato uno smartphone nuovo di zecca, sul quale aveva provveduto ad installare Facebook e Snapchat per comunicare indisturbati. La storia andava avanti da almeno sei mesi.

I primi gesti espliciti, secondo la ricostruzione del procuratore Dunn, risalirebbero al dicembre 2015: “Lei gli insegnava a giocare con la figlia, a sedurla, a trovare il momento giusto per togliersi la camicia e toccarle le natiche”. Poi, approfittando dell’assenza del marito, la signora Tompa avrebbe invitato il ragazzo in casa, a notte fonda, per fare sess0.

Addirittura, secondo gli investigatori, la donna si sarebbe rifatta il seno per invogliarlo a spingersi sempre più oltre. Ora Mrs Tompa finirà in carcere mentre il ragazzino è stato affidato alle cure di uno psicologo per affrontare il trauma subito. La famiglia ha deciso di trasferirsi altrove per non sopportare l’onta dell’umiliazione.