Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano a Novara condannato a morte in Iran

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2017 - 13:47 OLTRE 6 MESI FA
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Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano a Novara condannato a morte in Iran

TEHERAN – Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni e ricercatore all’Università di Novara, è stato condannato a morte dalla 15a Corte rivoluzionaria della Repubblica islamica dell’Iran. Lo rendono noto la senatrice a vita Elena Cattaneo, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani di Palazzo Madama e la senatrice Elena Ferrara, componente della stessa commissione, che sin dall’inizio seguono la vicenda.

Djalali, che lavorava al Centro di ricerca sulla medicina dei disastri di Novara, è stato giudicato colpevole di spionaggio, al termine di un processo stranissimo. Al momento dell’arresto il ricercatore si trovava in Iran per un convegno medico. Si era trasferito con la famiglia in Svezia all’inizio del 2016 dopo un soggiorno di oltre due anni a Novara. La moglie Vida è biologa, la coppia ha due figli di sei e 15 anni.

Il processo, che ha subito diverse battute d’arresto con la ricusazione di due avvocati di fiducia di Djalali, si è svolto nel più totale riserbo per poi concludersi dopo sole due udienze. Sabato è arrivata la lettura della sentenza all’avvocato.

In suo favore si sono fin da subito mobilitati amici e colleghi dell’Università del Piemonte Orientale che per mesi hanno sostenuto una campagna mediatica e diplomatica per la sua liberazione al fianco di Amnesty.

I senatori hanno annunciato la presentazione in giornata di una interrogazione urgente al Ministro degli Esteri Alfano. “La motivazione della sentenza capitale – spiegano – parla di “contatti con Israele”, riferiscono i tre senatori che nei mesi scorsi si erano adoperati a vari livelli nazionale ed internazionale per Djalali”. Avevano incontrato l’ambasciatore iraniano a Roma e interessato al destino del ricercatore l’Alto commissario dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, tenendo i contatti con l’Università del Piemonte orientale e altri istituti di ricerca.