Attentato Istanbul, killer identificato. Nuovi arresti a Smirne

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Gennaio 2017 - 20:55 OLTRE 6 MESI FA
Attentato Istanbul, killer identificato. Nuovi arresti a Smirne

Foto Ansa

ROMA – “L’identità della persona che ha compiuto l’attacco al Reina è stata stabilita”. Dopo giorni di caos, silenzi e false piste, le autorità turche tornano a parlare ufficialmente delle indagini sulla strage di Capodanno a Istanbul. “Gli sforzi per catturarlo proseguono”, dice laconico il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ufficialmente per non compromettere le indagini.

Il killer è stato addestrato “in Medio Oriente”, ha agito “in modo estremamente professionale” e con metodi che “aggirano tutte le moderne tecniche di intelligence”, aggiunge il ministro per gli Affari Europei, Omer Celik, evocando affinità con gli attacchi di Parigi al Bataclan e contro Charlie Hebdo. La caccia all’uomo prosegue facendo terra bruciata attorno all’attentatore. Di lui, dai media filo-governativi, trapela solo un presunto nome in codice: Abu Muslim Horasani.

Con un blitz all’alba, l’antiterrorismo turca ha fermato altri 40 sospetti fiancheggiatori a Smirne, in maggioranza stranieri provenienti dall’Asia centrale, sequestrando attrezzature militari e documenti falsi. Per la prima volta dall’attacco, ha parlato ai turchi anche il presidente Recep Tayyip Erdogan, ribadendo l’appello all’unità nazionale lanciato a caldo con un messaggio scritto.

“Lo scopo principale degli attacchi terroristici è quello di distruggere il nostro equilibrio, di metterci gli uni contro gli altri. Non cederemo a questo gioco”, ha promesso il capo dello Stato, tornando anche a respingere le critiche sulle presunte ambiguità di Ankara nei rapporti con l’Isis: “Dire che la Turchia si è arresa al terrorismo significa stare dalla parte dei terroristi”. Nelle scorse ore, il fulcro delle indagini si è spostato a Smirne, sulla costa egea. È lì che la polizia ha trovato le 3 famiglie vicine di casa del killer a Konya, nell’Anatolia centrale, con tanto di figli al seguito.

Sarebbero fuggite già nei giorni precedenti la strage. Le persone fermate dopo l’attacco sono ormai più di 50. Delle 40 scovate oggi, la maggior parte proviene dal Kirghizistan, dalla repubblica russa del Daghestan e dalla regione cinese dello Xinjiang, dove vive la minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, già nel mirino nei blitz dei giorni scorsi a Istanbul. La metà sono minori, 9 maschi e 11 femmine.

È la cerchia di protezioni di cui, secondo gli inquirenti, ha goduto la cellula asiatica dell’Isis che avrebbe organizzato la strage, agli ordini dell’emiro Yusuf Hoca. Due giorni prima dell’attacco, il killer ha trovato rifugio e probabilmente armi in un loro covo a Zeytinburnu, da cui è partito per compiere la sua missione. Prima, aveva già lasciato almeno tre volte il suo nascondiglio nel bastione conservatore di Konya per preparare l’azione.

I suoi movimenti sono ormai stati ricostruiti nel dettaglio: almeno 8 taxi presi nella notte di Capodanno, per confondere le acque, probabilmente una chiamata dal cellulare di uno degli autisti, finché non se ne perdono le tracce a Zincirlikuyu, importante nodo di scambio di Istanbul. Da lì, potrebbe aver lasciato la metropoli sul Bosforo. Ma la notizia, diffusa da alcuni account filo-jihadisti, secondo cui sarebbe ‘al sicuro’ nei territorio in mano al Califfato non trova al momento nessun riscontro. In queste ore, Istanbul resta in stato d’allerta. I posti di blocco sono stati rafforzati in tutta la città, mentre la tensione è alle stelle: in serata, una sparatoria con 2 feriti in un ristorante della zona storica di Fatih, senza apparenti legami con il terrorismo, è tornata a scatenare il timore di nuovi attacchi.