Onu, allarme Ban Ki-moon: stupro arma da guerra ”devastante come una bomba”

Pubblicato il 26 Aprile 2014 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Rape in Afghanistan

Rape in Afghanistan

USA, NEW YORK – Lo stupro e’ un’arma di guerra, “devastante come una bomba”: a lanciare l’allarme e’ il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per il quale le violenze sessuali nei conflitti armati, prendendo sempre di piu’ di mira i membri piu’ vulnerabili della societa’, ostacolano i processi di pace e di riconciliazione. E nonostante a livello globale vi sia in questo momento uno slancio politico senza precedenti per porre fine a questi crimini, e’ necessaria per le Nazioni Unite una maggiore azione a livello regionale e nazionale.

Secondo l’ultimo rapporto presentato al Palazzo di Vetro, la violenza sessuale nelle zone di conflitto e’ una piaga che colpisce donne, uomini e bambini in almeno 21 Paesi: dall’Afghanistan alla Siria, dal Centrafrica alla Birmania. “Come mostra il dossier, tali gravi violazioni si verificano ancora troppo spesso, ma stiamo iniziando a fare progressi tangibili”, ha detto Ban citando i casi di Congo e Somalia.

Anche in Colombia si intravedono barlumi di speranza, con il governo che sta addestrando le forze di sicurezza per prevenire e rispondere alle violenze sessuali. In Afghanistan, invece, l’Independent Human Rights Commission ha registrato un aumento del 25% delle violazioni contro le donne nel periodo da marzo a settembre 2013.

Cosi’ come nella Repubblica Centrafricana, dove gli esperti hanno avuto chiare indicazioni che le violenze sessuali sono state una caratteristica principale degli attacchi avvenuti tra i mesi di marzo e dicembre dello scorso anno. E nel conflitto siriano lo stupro e’ un’arma utilizzata costantemente. Nel dossier sono individuati 34 gruppi armati – tra milizie, gruppi ribelli e forze di sicurezza governative – “credibilmente sospettati di stupro e altre forme di violenza sessuale in situazioni di conflitto”. In diversi casi, inoltre, i gruppi armati usano lo stupro come strategia per ottenere il controllo dei territori con risorse naturali preziose.

Per l’ambasciatore Sebastiano Cardi, rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, e’ fondamentale riuscire a perseguire i responsabili di tali crimini. “Invertire le dinamiche sociali per passare dalla stigmatizzazione delle vittime alla criminalizzazione degli autori e’ un obiettivo raggiungibile”, ha detto il delegato italiano nel corso della riunione ad hoc del Consiglio di Sicurezza Onu. Cardi ha poi precisato che in questa lotta la Corte Penale Internazionale ha un “ruolo unico” nel completamento degli sforzi dei giudici nazionali, quando questi non sono in grado o non vogliono portare i responsabili davanti alla giustizia.

Un altro problema e’ quello della mancanza di informazioni, per cui l’ambasciatore ha affermato la necessita’ di migliorare il processo di condivisione dei dati. “Il dibattito su donne, pace e sicurezza deve continuare a rimanere una priorita’ per il Consiglio di Sicurezza”, ha concluso, sottolineando che l’Italia ha fortemente sostenuto tale iniziativa sin dall’inizio.