Cina: dietro il grido d’aiuto dai campi di lavoro. Un biglietto in Oregon

Pubblicato il 13 Giugno 2013 - 08:29 OLTRE 6 MESI FA
L'ingresso dei campi di lavoro a Masanjia (Cina)

L’ingresso dei campi di lavoro a Masanjia (Cina)

CINA – Come un messaggio in bottiglia che attraversa l’Oceano Pacifico, il grido d’aiuto di un detenuto rinchiuso nei campi di lavoro della città di Masanjia nella Cina nordorientale, è giunto fino in Oregon, nascosto in un minuscolo “pizzino” all’interno di una pacco di Halloween che la madre di due figli in Oregon ha acquistato da Kmart, una catena di negozi (l’incredibile viaggio è raccontato sul New York Times).

In un inglese comprensibile ma approssimativo, Julie Keith, ha trovato scritto:”Signore, se per caso leggerete questa lettera, per favore la inoltri all’indirizzo del World Human Right Organization”. Il biglietto, rinvenuto tra falsi oggetti e ammennicoli mortuari adatti pr la festa dei morti, conteneva queste parole: “Migliaia di persone qui detenute per la persecuzione del Partito Comunista cinese, vi ringrazieranno e ricorderanno per sempre”. La lettera fa un po’ di luce sulle condizioni terribili dei cosiddetti campi di rieducazione in Cina.

Non sono carceri veri e propri, solo nel senso che per esservi condotti non serve nemmeno un processo. La pena massima di 4 anni riguarda persone che debbano essere rieducate per reati lievi, prostituzione, droga, appartenenza a gruppi religiosi banditi come i Fulan Gong o attivisti che denunciano le vessazioni e le umiliazioni che si patiscono in questi luoghi.

E’ autentica la lettera? Un cinese di 47 anni, appartenente al gruppo religioso in questione (metà dei detenuti sono Fulan Gong che non rinunciano alla propria fede) dice di esser lui l’autore di una ventina di biglietti che disperava ormai fossero giunti da qualche parte. Il biglietto, in ogni caso, è la più forte arma negli ultimi dieci anni per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sui sistemi coercitivi in Cina. Sistemi che coinvolgono milioni di persone spesso urtilizzati come forza lavorativa praticamente gratis.

Kmart, che vendeva il pacco di Halloween made in China a, dovrà dimostrare ora che non vende merce prodotta nei campi di lavoro, cocme in effetti è vietatissimo.