Cina, vietato dare ai figli nomi come Islam, Mecca o Corano

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2017 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Cina, vietato dare ai figli nomi come Islam, Mecca o Corano

Cina, vietato dare ai figli nomi come Islam, Mecca o Corano

PECHINO – Nello Xinjiang, in Cina, i bambini non potranno più chiamarsi Corano, Mecca o Saddam, nomi legati alla religione islamica e da ora vietati. L’elenco di nomi è contenuto in un provvedimento che fa parte della repressione nei confronti della religione per colpire la comunità musulmana della regione, spiega il sito pachistano Tribune.

Le coppie islamiche ora dovranno scegliere con attenzione i nomi dei figli o, in caso contrario, i neonati non saranno registrati nei nuclei familiari censiti. L’elenco al momento comprende 12 nomi, tra cui Islam, il Corano, Saddam, Mecca, tutti considerati inaccettabili dal partito comunista; i bambini cui sarà dato uno di questi nomi, non avranno accesso all’assistenza sanitaria, sociale né all’istruzione.
Il divieto è stato promulgato in una parte dello Xinjiang, regione che ospita la metà dei 23 milioni di musulmani cinesi.

Rispetto al provvedimento, un funzionario ha rilasciato una dichiarazione a Radio Free Asia: “Basta attenersi alla linea di partito e andrà tutto bene”. La Cina ha ripetutamente incolpato l’estremismo religioso della violenza che negli ultimi anni ha ucciso centinaia di persone. Nello Xinjiang, dove vive il gruppo di minoranza islamica degli uiguri, nel tentativo di frenare la situazione le autorità hanno attuato un vero e proprio giro di vite.

I gruppi per la tutela dei diritti della provincia affermano che gli attacchi non sono del movimento estremista jihadista coordinato a livello globale ma incidenti isolati alimentati dalle rimostranze dei musulmani. Gli uomini che vivono nella regione hanno delle limitazioni per quanto riguarda la crescita della barba e le donne è vietato coprire il volto con il velo.

I gruppi a tutela dei diritti umani hanno condannato anche quest’ultimo provvedimento sui nomi musulmani. “E’ solo l’ultima di una serie di restrizioni che limitano la libertà religiosa in nome della lotta all’estremismo religioso”, ha sostenuto Sophie Richardson, direttrice di Human Rights Watch per la Cina, e ha aggiunto: “E’ una sfacciata violazione dei diritti della libertà di fede e di espressione. Se il governo ha seriamente intenzione, come afferma, di dare armonia e stabilità alla regione, dovrebbe ridurre e non raddoppiare la repressione”.