Claudio Chiarelli anti bracconieri. Ucciso per ripicca? FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2016 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Chiarelli anti bracconieri. E se fossero stati loro?

Claudio Chiarelli anti bracconieri. E se fossero stati loro? (nella foto Ansa, Claudio col figlio Massimiliano)

HARARE – E se Claudio Chiarelli e il figlio Massimiliano fossero stati uccisi dai bracconieri e non perché scambiati per bracconieri? Dietro il delitto dei due padovani in Zimbabwe ci potrebbe essere infatti questo risvolto: Claudio è noto proprio per il suo impegno contro la caccia e le sue battaglie anti bracconieri. Al momento le ricostruzioni “ufficiose” ipotizzano che i due italiani siano stati scambiati per bracconieri e quindi uccisi dalle guardie del parco di Mana Pools. Ma le notizie frammentarie che arrivano in queste ore autorizzano a pensare anche ad altre possibilità.

Il fatto sarebbe è nel pomeriggio di ieri domenica 13 marzo. La Farnesina ha confermato la notizia sottolineando che l’episodio è avvenuto “in circostanze ancora da chiarire”. I due, all’interno di una tenuta di caccia, sono stati freddati a colpi di fucile da parte del personale di vigilanza della riserva privata. Il genitore aveva circa 50 anni, il figlio venti. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio di ieri.

Il regista e fotografo trevigiano Carlo Bragagnolo ricorda Claudio Chiarelli come un cacciatore professionista con regole ferree e un’etica rigorosa contro la caccia senza scrupoli. Aspetto che, secondo il documentarista, potrebbe averlo fatto diventare “una persona scomoda”. Bragagnolo assieme a Chiarelli ha realizzato quattro documentari dedicati alla caccia dei grandi animali e con lui si era incontrato l’ultima volta alcuni anni fa quando il padovano era tornato in Italia per un breve periodo.

“Era un cacciatore professionista ma cacciava solo ed esclusivamente capi destinati all’abbattimento – ha raccontato Bragagnolo – e non faceva sparare se non era sicuro che l’animale venisse abbattuto con un solo colpo. Aveva insomma delle regole ferree e una etica rigorosa, non era uno di quelli che speculava sulla caccia. Ai suoi dipendenti aveva anche dato abitazione, cure mediche, scuola garantita ai figli. L’Africa era casa sua e la rispettava in ogni modo”. In virtù della sua lotta contro i cacciatori senza scrupoli potrebbe essere diventato, ha aggiunto Bragagnolo, “una persona scomoda”. Massimiliano è invece descritto come “un ragazzo timido, introverso, tranquillo, che aveva fatto la scuola per diventare cacciatore professionista ma aveva ancora le idee confuse sul sul futuro”.

Repubblica Tv ha intervistato il funzionario vicario dell’ambasciata italiana ad Harare Roberto Franceschini, che spiega che i due, da anni  erano residenti nel paese africano. I Chiarelli, in questo tragico episodio erano stati chiamati appositamente dall’autorità nazionale dei parchi locali come supporto alle attività anti-bracconaggio. Ma qualcosa è andato storto. Si sta quindi indagando ancora sulle dinamiche.