Cleveland, lo scantinato bunker prigione delle tre ragazze

Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA
La villetta di Ariel Castro a Cleveland

CLEVELAND – Un seminterrato con porte di ferro che si aprono solo da fuori, piccolo, spoglio, cupo, sporco: qui Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight sono vissute per dieci anni, se questa si può definire vita. Un nascondiglio nella villetta bianca di Seymour Avenue, nella zona povera e ispanica di Cleveland. Pochi metri sotto la casa e il giardino in cui, forse, sono stati sepolti i figli avuti dalle ragazze dai loro aguzzini, i tre fratelli Castro.

In molti si chiedono come sia stato possibile che nessuno abbia mai visto o sentito nulla. O forse non hanno voluto vedere e sentire, visto che Ariel Castro, autista di scuolabus proprietario di un alimentari, è il più ricco della zona, una specie di piccolo boss locale. 

C’è chi dice che Gina, rapita a 14 anni, era “la fidanzata di Ariel, uscivano assieme, a lui piacevano solo le portoricane”. E chi arriva a pensare che le ragazze lì non erano solo schiave sessuali di Pedro, Ariel e Onil. Ma erano prostitute di un bordello multietnico. “Guardate bene le ragazze, ha detto una donna della zona alla Stampa, una è bianca, una ispanica e la terza è metà-metà. Le avevano prese per averle di tipi differenti”.

Ma i dubbi sono ancora molti. I medici che hanno visitato le tre ragazze si sono stupite di come stessero bene. Nessun segno di violenza. E certo questo è strano. Anche la bambina di Amanda, 6 anni, è in perfetta salute. Almeno fisica. Perché che delle ragazze segregate e stuprate stiano bene davvero non pare probabile. I vicini, che ora finalmente parlano, raccontano di averle viste in giardino. Ma non come potrebbero stare in giardino delle adolescenti. Amanda, Gina e Michelle venivano portate nel cortile della villetta una alla volta, al guinzaglio, nude, a quattro zampe. Per poi tornare nel seminterrato in cui i tre orchi le avevano rinchiuse.