Colombia, manifestazioni per la pace FOTO. Domenica in piazza a Roma

a cura di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 15 Ottobre 2016 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Colombia, manifestazioni per la pace

Colombia, manifestazioni per la pace

ROMA – Colombiani in piazza del Popolo a Roma per chiedere che il governo guidato dal presidente Juan Manuel Santos fresco di Nobel per la pace e l’opposizione capeggiata dall’ex presidente Alvaro Uribe si mettano d’accordo per salvare il processo di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), dopo la bocciatura dell’accordo con la guerriglia nel referendum di domenica 2 ottobre. L’appuntamento è domenica 16 ottobre alle ore 16 in piazza del Popolo, luogo simbolo di tante manifestazioni a Roma.

L’iniziativa segue quelle dei giorni scorsi che si sono tenute a Bogotà, in altre città della Colombia (le foto in fondo all’articolo) e in diverse località del mondo (Barcellona, Germania, Australia, Dubai, Ottawa e Parigi).  Le manifestazioni, convocate da gruppi studenteschi e movimenti sociali sui social network, con l’hashtag #EnSilencioPorLaPaz (In silenzio per la pace) hanno riunito oltre 30 mila persone solo a Bogotà, che sono sfilate senza lanciare nessuno slogan e portando candele e bandiere colombiane fino a sfociare in Piazza Bolivar, nel centro della città.

Sullo striscione che apriva il corteo si poteva leggere “Per tutto quello che ci unisce e contro tutto quello che ci separa”, e, oltre all’inno nazionale colombiano, a rompere il silenzio è stata solo la cosiddetta “preghiera per la pace” letta dal leader liberale Jorge Eliecer Gaitan durante la Marcia del Silenzio del 1948, che resta fino a oggi la più grande manifestazione nella storia del paese sudamericano.

In quell’occasione, rivolgendosi al presidente conservatore Mariano Ospina Perez, Gaitan gli chiese di “fermare la violenza”, spiegando: “Vi chiediamo solo di difendere la vita umana, che è il minimo che possa chiedere un popolo: al posto di questa ondata di barbarie, dovreste approfittare delle nostre capacità e del nostro lavoro a beneficio del progresso di tutta la Colombia”.

Santos ha dato inizio a una serie di conversazioni con i promotori del “no” all’accordo con le Farc – e in primis il suo predecessore ed acerrimo nemico, Uribe – per accordare al più presto possibili correzioni all’intesa con la guerriglia, da portare al tavolo dei negoziati di pace, ancora aperto.

In Colombia prosegue intanto il cessate il fuoco con le Farc che è stato prorogato a fine anno, al fine di dare più tempo agli sforzi in atto per salvare l’accordo di pace respinto dagli elettori.

Parlando in televisione, Santos ha detto: “Siamo chiari: questo non è un ultimatum o una scadenza irrevocabile”, aggiungendo di sperare che entro il 31 dicembre sia raggiunto un accordo definitivo. In mancanza di ciò – ha proseguito – sono in gioco altre vite, di soldati e di guerriglieri.

Per quanto riguarda la mobilitazione organizzata domenica a Roma, a piazza del Popolo si terrà un flash mob con musica e cartelli. Gli organizzatori hanno spiegato in un comunicato le ragioni della mobilitazione:

“Ci chiama l’amore per il nostro Paese e per chi ha sofferto la guerra; crediamo nella speranza di costruire un futuro migliore per tutti e tutte ed è per questo che vogliamo mantenerci uniti in una mobilitazione permanente nella difesa della Pace”.

“Ci chiama l’impegno preso con le vittime del conflitto armato, centro dell’Accordo raggiunto all’Avana, lezione di resistenza e capacità di perdono e che, inoltre, anticipa il futuro di riconciliazione. Appoggiamo l’Accordo raggiunto all’Avana e riconosciamo lo sforzo che durante 4 anni hanno realizzato le FARC – EP e il Governo colombiano per arrivare alla chiusura del negoziato che permetterà la costruzione di una Pace stabile e duratura. Riaffermiamo che la Pace è di tutti e di tutte e che deve essere costruita con una partecipazione ampia della società. Non permetteremo quindi che il Paese torni alla guerra”.

“I risultati del plebiscito del 2 ottobre e la crisi che tali risultati hanno scatenato, non possono trasformarsi nella rinegoziazione di un accordo tra le élites politiche né tanto meno tradursi in modifiche sostanziali dell’Accordo raggiunto”. “Una volta dimostrate la bontà del cessate al fuoco bilaterale e delle ostilità, esigiamo che queste si mantengano e reiteriamo l’appello alla comunità internazionale ed alle Nazioni Unite, affinché continui a sostenere e ad accompagnare il processo di Pace in Colombia(…)”.