Corea del Nord, arrestata una seconda donna per l’assassinio di Kim Jong-nam

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Febbraio 2017 - 08:38 OLTRE 6 MESI FA

YONGYANG – C’è stato un nuovo arresto per l’omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro maggiore del leader nordcoreano Kim Jong-un ucciso lunedì mattina all’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, in Malesia. Si tratta di una donna con passaporto indonesiano. Mercoledì un’altra donna, questa volta con passaporto vietnamita, era stata arrestata dalla polizia.

Intanto i report su Kim Jong-nam si moltiplicano: l’emittente sudcoreana Tv Chosun ha riferito che il riconoscimento di Kim è avvenuto grazie alle impronte digitali messe a disposizione dalla Corea del Sud su richiesta delle autorità malesi.

Il Chosun Ilbo, quotidiano di Seul, ha scritto che alla identificazione hanno contribuito funzionari sudcoreani inviati in Malesia secondo cui la morte sarebbe avvenuta a seguito di avvelenamento. “I nostri funzionari si sono recati all’obitorio per vedere il corpo di Kim”, ha detto un funzionario governativo per il quale “c’era schiuma intorno alla bocca, che è il tipico segnale di decesso per avvelenamento”.  Il veleno usato sarebbe “più forte del cianuro”, secondo i media malesi. All’autopsia hanno assistito l’ambasciatore nordcoreano e altri funzionari.

L’assassinio di Kim Jong-nam, considerato dal 1994 al 2001 il vero delfino del “caro leader” Kim Jong-il,è avvenuto in una sorta di azione da spy-story all’aereoporto di Kuala Lumpur. Ad uccidere il fratellastro del dittatore nordcoreano sarebbero state due agenti donna non identificate che lo avrebbero freddato “con punte avvelenate”. Le sospettate sarebbero poi svanite nel nulla in un’azione che ha rafforzato la convinzione della polizia locale che possa esserci la Corea del Nord dietro l’operazione.

Se quest’ipotesi, comunicata da fonti governative di Seul, venisse confermata, si tratterebbe del secondo caso di morte di un’altra alta personalità della famiglia Kim, al potere da 70 anni circa, dopo l’esecuzione di dicembre 2013 di Jang Song-thaek, zio del leader attuale, una volta suo tutore e numero due del regime.

Kim Jong-nam, 45 anni, era nato dalla relazione tra il “caro leader” Kim Jong-il e Sung Hae-rim, attrice sudcoreana morta a Mosca. La sua caduta in disgrazia fu causata dal goffo tentativo di raggiungere il Giappone nel maggio 2001 con un passaporto falso dominicano per andare al parco di divertimenti Disneyland di Tokyo.

A distanza di qualche anno Kim Jong-nam si rifugiò a Macao, prima di trasferirsi, poco dopo la morte del padre, in diversi Paesi del sud-est asiatico per il timore di essere assassinato. In esilio, Kim è stato spesso intervistato dai media giapponesi, ai quali ha espresso anche critiche al regime controllato dalla famiglia, auspicando il varo di una stagione di riforme.