Dacca, strage di italiani: Cristian Rossi, Marco Tondat… I nomi

di Corinna Campanile
Pubblicato il 2 Luglio 2016 - 14:28| Aggiornato il 15 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA

DACCA – Sono nove i cittadini italiani morti nel blitz tra forze speciali dell’esercito bengalese e il commando di jihadisti che venerdì si era barricato all’Holey Artisan Bakery di Dacca con almeno 33 ostaggi. Dopo quattro ore di scontro a fuoco nella notte solo 13 persone sono state tratte in salvo. Una volta dentro il bar ristorante nel quartiere diplomatico della capitale del Bangladesh, le teste di cuoio hanno trovato i corpi senza vita di 20 persone. Sei terroristi sono stati uccisi e uno catturato. Gli ostaggi erano quasi tutti stranieri. Dei 12 italiani presenti nel locale – 11 a cena più lo chef – 9 sono stati uccisi.

La Farnesina ha confermato i loro nomi nel primo pomeriggio. Sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.

“Abbiamo seguito tutta la notte gli eventi – ha detto il premier Matteo Renzi – sperando in esiti diversi. Ora un velivolo della Presidenza è in volo verso Dacca. Notizie ufficiali” verranno date prima alle famiglie delle vittime. Davanti alla tragedia dell’estremismo radicale, credo sia il momento in cui l’Italia unita dia un messaggio di dolore e compassione. Piangiamo lacrime di solidarietà e cordoglio, ma è anche il momento di lanciare un messaggio di determinazione:l’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, siamo colpiti ma non piegati“.

 

Cristian Rossi, 47 anni, imprenditore friulano, sposato e padre di due gemelle di 3 anni. In passato era stato manager per la catena di abbigliamento Bernardi, ma dopo alcuni anni si era messo in proprio. Era a Dacca per motivi di lavoro con la sua Fibres srl.

Marco Tondat, anche lui friulano e giovane imprenditore nel tessile. Era nato a Spilimbergo (Pordenone), ma viveva a Cordovado. «Ci eravamo sentiti ieri mattina – ha riferito il fratello – doveva rientrare in Italia per le ferie e abbiamo concordato alcune cose, lo aspettavo per lunedì. Era un bravo ragazzo, intraprendente e con tanta voglia di vivere. Era partito un anno fa, perchè in Italia ci sono molte difficoltà di lavoro e ha provato ad emigrare. A Dacca era supervisore di un’azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità».

Nadia Benedetti, imprenditrice del viterbese e managing director della StudioTex, un’azienda londinese dotata di succursale proprio a Dacca. «Un branco di bestie ce l’ha portata via – ha scritto la nipote su Facebook -. Aveva vissuto in Italia, Kenya, Bangladesh e non si era mai fermata. Neanche nei momenti più difficili».

Claudia D’Antona, torinese e managing director della Fedo Trading, un’azienda italiana del tessile operante in Bangladesh da più di 14 anni. Sarebbe la moglie e socia in affari di Gianni Boschetti, uno dei sopravvissuti all’attacco terroristico, con cui viveva da oltre vent’anni in Bangladesh. «Mia sorella Claudia e suo marito Giovanni erano una coppia fantastica, due persone d’oro, con un grande impegno nel volontariato» racconta Patrizia D’Antona. «Finanziavano – spiega – un’associazione che porta esperti di chirurgia plastica in Bangladesh per curare le donne sfregiate con l’acido. Aiutare il prossimo era sempre in cima ai pensieri di Claudia e di suo marito. Si erano sposati due anni fa, con una bellissima cerimonia a Dacca, dopo avere convissuto per oltre 20 anni».

Adele Puglisi, manager nel campo del controllo qualità di Artsana, era in Bangladesh per conto di grandi marchi di abbigliamento. non era sposata, non aveva figli e a Catania abitava in un antico palazzo accanto a piazza Ariosto in una via stretta. In città doveva tornare ieri, così aveva detto ai suoi familiari. Nel palazzo non c’è un citofono e i cognomi quasi illeggibili sono scritti su una tavoletta di legno. «Era una donna riservata e cortese – dice il vicino di casa – la conoscevo da anni, ma qui c’era sempre poco: stava alcuni giorni e poi ripartiva, era sempre impegnata lontano dall’Italia».

Simona Monti, di 33 anni, originaria di Magliano Sabina. Conosceva il cinese e altre lingue straniere, viveva da tempo in Bangladesh dove lavorava per una azienda di tessuti e prima di Dacca aveva vissuto in Cina. In questi giorni sarebbe dovuta tornare in Italia per un periodo da trascorrere con la famiglia.

Vincenzo D’Allestro, 46 anni, originario del Casertano, di Piedimonte Matese, si era trasferito ad Acerra (Napoli) nell’ottobre del 2015. Era nel locale in compagnia di un’altra delle vittime italiane, Nadia Benedetti. Anche la moglie, Maria Gaudio, coetanea di Vincenzo, è originaria di Piedimonte Matese. Vincenzo e Maria si erano sposati nel 1993.

Maria Riboli (e non Rivoli, come scritto in precedenza), una delle vittime italiane dell’attentato terroristico di Dacca, era nata il 3 settembre 1982 ad Alzano Lombardo. Originaria di Borgo di Terzo, in valle Cavallina, dopo il matrimonio si era trasferita a Solza, nell’Isola bergamasca. Era mamma di una bambina di tre anni. A quanto si è appreso, Maria Riboli lavorava nel settore dell’abbigliamento e si trovava in viaggio per lavoro per conto di un’impresa tessile. Da qualche settimana era in Bangladesh. Ieri sera si trovava all’Holey Artisan Bakery seduta a un tavolino con alcune persone, quando sarebbe stata uccisa da una granata, lanciata da uno dei terroristi islamici.

Claudio Cappelli, 45 anni, residente a Vedano al Lambro (Monza)