Donna fantasma, sparita nel nulla l’11 settembre 2001: mistero lungo 15 anni

di Silvia Di Pasquale
Pubblicato il 13 Settembre 2016 - 06:06 OLTRE 6 MESI FA
Donna fantasma, sparita nel nulla l'11 settembre: mistero lungo 15 anni

Donna fantasma, sparita nel nulla l’11 settembre: mistero lungo 15 anni

NEW YORK – Donna fantasma, sparita nel nulla dopo l’11 settembre: un mistero lungo 15 anni. Sneha Anne Philip, una dottoressa di origini indiane, aveva 31 anni quando i due aerei dirottati da terroristi di Al Qaeda vennero scagliati, uno dopo l’altro, contro le torri gemelle del World Trade Center. L’urna che porta il suo nome è stata seppellita in un cimitero alla periferia della Grande Mela e il suo nome appare scolpito nel memoriale dell’11 settembre. Ma si tratta solo di due gesti simbolici. Di fatto, non esiste traccia materiale del suo decesso e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Non stupisce che sia stata ribattezzata la “donna fantasma” dell’11 settembre e il suo caso (irrisolto) sia ritenuto uno dei più inquietanti legati all’attentato.

UNA VITA INSTABILE – Sneha Anne Philip era sposata con Ron Lieberman, anche lui medico. Vivevano in una casa a due isolati dal World Trade Center. La loro era una relazione in crisi. Lei aveva da poco perso il suo impiego al Cabrini Hospital, dopo essere stata trovata con della droga. Successivamente aveva iniziato a lavorare in un’altra clinica, ma il suo stile di vita continuava a essere inappropriato per la sua professione. Era solita tornare a casa tardi la notte, dopo aver trascorso le sue serate in locali gay della città. Dettaglio che porta gli inquirenti a pensare che la donna fosse reduce dall’aver scoperto la sua omosessualità. Suo marito rispettava questa fase di transizione e la coppia continuava a vivere sotto lo stesso tetto. L’ipotesi che Sneha abbia approfittato della tragedia per rifarsi una nuova vita non ha avuto nessun tipo di riscontro nella realtà e perciò è da escludere.

LA TESTIMONIANZA DEL MARITO. Lieberman ha detto di aver visto l’ultima volta la moglie la mattina del 10 di settembre, prima di andare a lavoro, mentre lei dormiva. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, la sua presenza è registrata da una telecamera di sicurezza all’interno di un negozio, dove si era recata per acquistare scarpe e cosmetici. Un altro filmato, ripreso dalla telecamera del suo palazzo, mostra una donna vestita come Sneha che rincasa alle 11:30 di notte, senza però avere alcuna busta della spesa. Il video è però sfocato e perciò poco chiaro. La mattina seguente, una telefonata diretta al cellulare di Lieberman è partita dall’appartamento della coppia dopo alle 5:30. L’uomo ha però assicurato che quando lui è uscito alle 7.30, la moglie non era ancora tornata. Il marito di Sneha è convinto che la donna sia rientrata solo successivamente alla sua uscita, ma in seguito all’attentato sia scesa in strada per prestare soccorso, così come hanno fatto molte altre persone, rimanendo lei stessa vittima della tragedia. Ricostruzione accettata dal giudice di appello, sebbene manchi la prova principale: una qualche traccia di Philip nei luoghi dell’attacco. “Questo è un caso inquietante, – ha scritto il giudice- tuttavia il requisito di prove chiare e convincenti non implica l’assoluta certezza, ma piuttosto quello dell’alta probabilità”.

Fonte: Il Messaggero.