Venezuela: droga, fidanzate e piscina in carcere

Pubblicato il 8 Giugno 2011 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

CARACAS – Visto da fuori, il carcere di San Antonio nell’Isola di Margarita è simile a qualsiasi altro penitenziario venezuelano. I soldati in tenuta verde presidiano le porte, i tiratori scelti osservano attentamente dalle torri di vedetta, le guardie lanciano occhiate minacciose ai visitatori all’ingresso. Ma, una volta dentro, la prigione che ospita circa 2000 detenuti tra venezuelani e stranieri, nella maggior parte dei casi finiti in manette per spaccio di droga, riserva enormi sorprese.

Visitatrici in bikini si divertono sotto il sole caraibico in una piscina all’aperto. Nell’aria aleggia un dolce aroma di marijuana. Una musica reggae risuona in una stanza piena di coppiette. Murales con il logo Playboy adornano la sala da biliardo, mentre i detenuti e i loro ospiti si accalcano per scommettere sui rumorosi combattimenti di galli nell’arena del carcere.

Non è raro che in Venezuela i detenuti armati abbiano un certo grado di autonomia nei penitenziari. Quelli dotati di smartphone e computer spesso hanno ordinato partite di droga, sequestri e anche omicidi dalle loro celle, come denuncia la stessa polizia che lamenta decenni di sovraffollamento, corruzione e insufficienza di personale.

Ma la prigione di San Antonio, nella famosa Isola di Margarita, storico punto di partenza per spedizioni di droga nei Caraibi e negli Stati Uniti, è un caso a parte. Alcuni dei trafficanti che finiscono dietro quelle sbarre, in un mix di edonismo e forza, camminano per i corridoi tenendo stretti tra le mani dei fucili.

“Sono stato nell’esercito per 10 anni, ho maneggiato con le pistole tutta la mia vita”, ha detto Paul Makin, 33 anni, un britannico arrestato a Porlamar nel 2009 per contrabbando di cocaina. “Qui ho visto fucili che non avevo mai visto prima. AK-47, AR-15, M-16, Magnum, Colts, Uzi, in grammi. Ci sono tutti”.

I detenuti raccontano che devono i loro privilegi a un insolito compagno di prigionia, Teófilo Rodríguez, 40 anni, un trafficante di droga che controlla l’arsenale. Rodriguez è il leader dei prigionieri ed è conosciuto con il soprannome di “El Conejo” (il coniglio), il che spiega la proliferazione del suo “marchio di fabbrica” in tutto il carcere: i murales col logo di Playboy.

All’interno del penitenziario per i detenuti non mancano le opportunità di fare soldi. Nei weekend i visitatori che vengono dall’isola fanno la fila per scommettere sui combattimenti dei galli. Altri visitatori, sapendo che le guardie li controllano all’entrata ma non all’uscita, ne approfittano per comprare droga. In ogni corridoio del penitenziario, ci sono prigionieri e ospiti che fumano marijuana, cocaina e crack.