Egitto, dopo Primavera araba crescono gli attacchi dei musulmani ai cristiani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2017 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Egitto, dopo Primavera araba crescono gli attacchi dei musulmani ai cristiani

Egitto, dopo Primavera araba crescono gli attacchi dei musulmani ai cristiani

IL CAIRO – La strage dei cristiani della Domenica delle Palme al Cairo e a Alessandria, in Egitto, ha provocato 45 morti. È l’ultimo episodio di una serie di violenze contro il cristiani che dura da ormai 6 anni, da quando ne 2011 la “Primavera araba“, tanto cara ai benpensanti in occidente e in particolare in Italia, portò alla caduta del dittatore Josmi Mubarak e alla instaurazione di un governo a guida della Fratellanza Musulmana.

È uno dei regali della dissennata politica estera del duo Obama-Clinton. Pochi in Italia lo vogliono riconoscere, per pregiudizio ideologico. Ma nel resto del mondo la pensano così.

Le stragi di domenica 9 aprile seguono una serie di altri sanguinosi attentati. Da gennaio 2011, nel solo Minya hanno avuto luogo 77 attacchi settari, secondo l’Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), un gruppo attivista.
Minyā o al-Minyā è una città egiziana, capoluogo del governatorato omonimo, di quasi 200 000 abitanti, a circa 250 km a sud del Cairo, sulla sponda sinistra del fiume Nilo, dove si trova una forte concentrazione di cristiani.

I cristiani egiziani, che costituiscono il 10% della popolazione dei 94 milioni di abitanti, si sentono assediati da decenni. In una nazione in cui l’Islam è la religione di stato, i successivi regimi laici ma autoritari hanno posto delle limitazioni ai cristiani per quanto riguardala pratica del loro credo, anche se la libertà di religione è sancita dalla Costituzione.

A dicembre, lo Stato Islamico ha rivendicato la paternità di un attentato al complesso della cattedrale copta del Cairo, in cui hanno perso la vita almeno 25 persone e 49 sono rimaste ferite. L’attentato ha rappresentato un cambiamento nella strategia dello Stato islamico, ha trasformato i cristiani in un obbiettivo primario nella campagna contro il governo.

Più recentemente, centinaia di cristiani sono scappati dall’instabile penisola egiziana del Sinai, dopo che militanti affiliati con lo Stato islamico, hanno ucciso molte persone, aggredite nelle loro case o in sparatorie da auto in corsa.  In un video, un affiliato del Sinai, ha avvertito che contro i cristiani presenti nella nazione, ci sarebbe stata un’escalation di attacchi.

Nel corso degli ultimi sei anni, nel corso di numerose aggressioni contro i cristiani ci sono state decine di morti. Il 1 gennaio 2011, ad Alessandria, la Chiesa di San Marco e Pietro è stata bombardata, hanno perso la vita 23 persone. Dieci mesi più tardi, le forze di sicurezza hanno ucciso 28 cristiani che protestavano contro la demolizione di un chiesa, affermando di essere stati aggrediti dai manifestanti. Nel 2013, i cristiani sono stati presi di mira in una serie di attacchi, dopo che Morsi è stato destituito da un colpo di stato militare.

Il sito dell’Università cattolica americana Marymount sintetizza un articolo del Washington Post, del novembre 2016. Il titolo è indicativo:

“Nel post primavera araba egiziano, sono in aumento gli attacchi islamici contro i cristiani”.

Vi si parla di un villaggio in Egitto, dove cristiani e musulmani vivono insieme e vanno d’accordo ma, di recente, a causa del cambiamento politico nel paese, il rapporto tra cristiani si è trasformato, è diventato violento, e i musulmani hanno attaccato un contadino cristiano, che stava cercando di proteggere i suoi figli in una rissa.
Un altro esempio sono l’Iraq e la Siria, dove i militanti dello stato islamico hanno distrutto chiese, rapito cristiani e effettuato  conversioni forzate. La ragione principale per cui musulmani e cristiani si sono messi l’uno contro l’altro era per chi deteneva il potere politico.

Circa la metà degli attacchi contro i cristiani, si sono verificati negli ultimi tre anni, dopo che Mohammed Morsi è stato destituito dal colpo di stato guidato da Sissi nel 2013. Nei giorni successivi, i musulmani presero di mira scuole cristiane, imprese e chiese in una catena di attacchi. Molti islamisti hanno accusato i cristiani di cospirare con Sissi contro di loro e da allora, è stata aperta tensione.

Quest’anno, affermano gli attivisti, in tutta la nazione sono stati segnalati almeno 25 attacchi settari. Prima della rivoluzione, i cristiani erano presi di mira per lo più da gruppi di militanti o ladri. “Ora la violenza è un elemento presente nella società, i cristiani e i musulmani sono l’uno contro l’altro”, ha detto Ishak Ibrahim, ricercatore all’EIPR. Nell’Asem, il fattore scatenante è stata  una piccola discussione.

Erano i primi giorni della festa musulmana di Eid al-Adha, a metà settembre. Uno dei figli di Sobhy stava tornando dai campi, quando è stato fermato da giovani musulmani che gli avevano bloccato la strada. C’è stato uno scambio di insulti e ben presto è esplosa una lotta, è intervenuto un altro figlio di Sobhy e insieme decine di persone. Le forze di sicurezza hanno arrestato 20 musulmani e 17 cristiani.

“I musulmani hanno fatto parecchie cose che non avrebbero dovuto accadere”, ha osservato Othman Al Montaser Othman, un membro del parlamento di Minya che è musulmano. “Hanno vandalizzato il negozio di un barbiere e un altro di mobili. Anche se si è in lotta con una persona, non dovrebbero essere coinvolti altri”.

Non era la prima volta né sarà l’ultima, affermano gli abitanti. La loro regione è il crogiolo delle divisioni settarie in Egitto. A Minya, una provincia povera a circa 150 miglia a sud del Cairo, i cristiani rappresentano circa un terzo della popolazione, la più grande concentrazione tra le 27 province del paese. Ad Asem, un villaggio a maggioranza cristiana, i cristiani hanno parlato di divisioni economiche che hanno contribuito alle tensioni: possiedono la maggior parte dei negozi e d’imprese, così come dei terreni agricoli.

“I musulmani sono verdi d’invidia”, ha detto Ishak Haddad, il cui negozio di mobili è stato bruciato dalla folla e i mobili gettati nel fiume. “Vedono che abbiamo parecchi soldi e loro no”.

I musulmani affermano di avere problemi con i vicini cristiani. Alcuni hanno osservato che ad Asem sono una minoranza, e quindi non possono permettersi di inimicarsi i cristiani. La disoccupazione e l’analfabetismo a Minya sono alti, i servizi statali sono limitati. Gli islamisti radicali hanno riempito un vuoto, influenzano le persone con la retorica anti-cristiana, affermano i capi della comunità e gli attivisti. La provincia è una roccaforte di gruppi islamisti estremisti, in particolare Gamaa Islamiya, che gli Stati Uniti e i loro alleati considerano un’organizzazione terroristica.

Nel mese di giugno, un gruppo di musulmani ha accoltellato a morte un cristiano, episodio successivo a incendi nelle case di cristiani per alcune voci secondo le quali volevano trasformare gli edifici in chiese. Un mese prima, un gruppo di musulmani ha costretto una donna cristiana di 70 anni a camminare completamente nuda per le strade del villaggio, in base a pettegolezzi: il figlio avrebbe avuto una relazione con una musulmana. Dicerie che si sono rivelate false.

Gli aggressori sono stati arrestati, ma rapidamente rilasciati su cauzione. Sul caso è sceso il silenzio, anche se il Vescovo Makarios e altri leader hanno chiesto l’intervento di Sissi. “Il presidente è impegnato a seguire il caso, ma purtroppo non è così per il sistema giudiziario”, ha detto Makarios. Non è la prima volta che la legge li ha lasciati soli.
Gli agenti locali spesso fanno pressioni sui cristiani per mediare le dispute, invece che andare in tribunale, e costringerli a cambiare la testimonianza, osservano gli attivisti.

“Questi tipo di incontri di riconciliazione sostituisce lo stato di diritto”, ha detto Makarios. “Nella maggior parte dei casi, le vittime cristiane sono invitate a rinunciare ai propri diritti”. Questo è ciò che accade oggi ad Asem.
Othman e altri leader musulmani hanno accusato i musulmani per gli attacchi, ma hanno anche aggiunto che non erano settari. Nel corso di una conversazione ascoltata da due reporter del Wasghington Post, parlando dal suo cellulare, Othman ha incaricato un leader della comunità musulmana di affermare che l’attacco non è stato motivato dalla religione.

Due ore più tardi, il capo della comunità, Anwar Osman, ha detto: “Non è stato settario, è stato un a sorta di scherzo infantile. I cristiani cercano solo di fare in modo che la gente “sia dispiaciuta per loro””. Funzionari e legislatori locali insistono che la vita è tornata alla normalità. “Ora tutti parlano tra loro e si scambiano visite”, ha detto Osman. “La riconciliazione è già avvenuta”. Ma i cristiani affermano che non è vero.

“Sostengono che le cose sono tornate alla normalità e che ci siamo riconciliati, ma solo per far sentire pubblicamente che la crisi è finita”, ha detto Ishak Sobhy, fratello di Gamal. “Ci aspettavamo che la vita, con Sissi, migliorasse ma, in realtà, va sempre peggio”.

Alcuni cristiani dicono che di notte non girano a piedi nel villaggio per il timore di essere aggrediti. Altri hanno smesso di allevare bestiame per paura di essere presi di mira nei campi. Ma Ishak Sobhy ha affermato che la sua famiglia rifiuta di rinunciare alla causa. Gamal, ancora sotto cure mediche, ha recentemente appreso di avere un distacco della retina. Il musulmano accusato di aver istigato gli scontri si è consegnato, ma è fuori su cauzione, hanno annunciato le autorità.