Egitto, movimento anti-Mubarak fuorilegge: 683 pro-Morsi condannati a morte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Aprile 2014 - 12:14 OLTRE 6 MESI FA
Egitto, movimento anti-Mubarak fuorilegge: 683 pro-Morsi condannati a morte

Scontri in Egitto (Foto LaPresse)

IL CAIRO – Il Movimento 6 Aprile che ha portato alla rivolta contro l’ex presidente Hosni Mubarak è stato dichiarato fuorilegge il 28 aprile dal tribunale degli Affari urgenti del Cairo. La  dichiarazione arriva dopo che il tribunale di Minya, in Alto Egitto, ha condannato a morte 683 pro-Morsi, tra cui la guida spirituale Badei e ha deferito il caso al Gran Mufti d’Egitto, nell’ambito del processo contro oltre 1.200 sostenitori della Confraternita.

“ANTI-MUBARAK FUORILEGGE” – Il tribunale ha chiesto al presidente ad interim egiziano Adly Mansour, al premier Ibrahim Mahlab, al ministro dell’Interno Mohamed Ibrahim, al titolare della Difesa, il generale Sedki Sobhi e al procuratore generale Hisham Barakat, di vietare tutte le attivita’ politiche del Movimento del 6 Aprile, la chiusura dei suoi uffici e l’organizzazione di dibattiti e manifestazioni.

Il movimento è accusato di spionaggio e di avere commesso atti che hanno danneggiato l’immagine dello Stato egiziano. I leader del gruppo, in carcere dal dicembre scorso, sono stati condannati in appello a tre anni di prigione, con l’accusa di disordini e incitamento alla violenza, e per aver violato la legge sulle dimostrazioni.

CONDANNE A MORTE – Il tribunale ha inoltre commutato in ergastolo la pena capitale a 492 pro Morsi dei 529 condannati lo scorso marzo marzo. Per trentasette dei 529 pro-Morsi giudicati a marzo è stata confermata la condanna a morte, ma potranno ricorrere in Cassazione. La maggior parte degli accusati sono contumaci, ritenuti responsabili di violenze e scontri avvenuti a Minya lo scorso 14 agosto.

Il processo nei confronti degli oltre 1.200 pro Morsi era iniziato il 22 marzo e due giorni dopo il giudice aveva deciso di condannare a morte una prima tranche dei condannati, (529) e aveva sottoposto il caso a Gran Mufti. Il caso aveva sollevato proteste a livello internazionale.