Egitto, oltre 50 morti a causa degli scontri. Mansur: “Elezioni entro 6 mesi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Luglio 2013 - 18:59| Aggiornato il 9 Luglio 2013 OLTRE 6 MESI FA

IL CAIRO – Scontri, morti, e un nuovo ultimatum dell’esercito: è la situazione dell’Egitto a cinque giorni dalla deposizione del presidente islamico Mohammed Morsi. Almeno 51 le persone morte durante un sit-in pro-Morsi davanti alla sede della Guardia Repubblica al Cairo. Oltre 435 i feriti. Proprio per questo le forze armate hanno avvertito i Fratelli Musulmani e tutti i sostenitori dell’ex capo di Stato : “L’esercito non permetterà a nessuno di minacciare la sicurezza nazionale”.

Intanto un decreto del neo presidente ad interim Mansur ha ufficializzato che le nuove elezioni avverranno entro sei mesi.

Il decreto prevede inoltre la nomina di un comitato costituente che avrà due mesi di tempo per presentare al presidente a interim gli emendamenti alla costituzione di tipo islamico sospesa. Il presidente dovrà quindi sottoporre gli emendamenti a referendum popolare entro un mese. Tenutasi la consultazione popolare, le elezioni per eleggere il nuovo parlamento dovranno svolgersi entro due mesi. Solo successivamente in Egitto si potranno tenere nuove elezioni parlamentari.

Ad un ritorno alla calma si è appellato anche Ahmed al-Tayeb, grande imam della moschea di al-Azhar al Cairo, il maggiore centro culturale sunnita. A differenza dei Fratelli Musulmani, che hanno invitato gli egiziani a rivoltarsi contro l’esercito, Tayeb ha avvertito che andando avanti così si rischia una guerra civile, e ha posto come termine per la transizione del dopo Morsi sei mesi. L’imam ha poi chiesto che “entro due giorni”, cioè entro il 10 luglio, venga istituito un comitato di riconciliazione nazionale e venga aperta subito un’inchiesta sugli scontri di lunedì mattina.

Su quanto accaduto davanti alla sede della Guardia Repubblicana il presidente ad interim, Adly Mansour, ha istituito una commissione d’inchiesta. Secondo alcuni Fratelli Musulmani i soldati avrebbero lanciato gas lacrimogeni, e a quel punto alcuni cecchini avrebbero aperto il fuoco. “I morti sono stati quasi tutti colpiti alla testa”, sostengono gli islamici, che dicono di avere video e bossoli che provano che l’esercito ha sparato sui manifestanti.

Dopo la strage di lunedì mattina il partito di Libertà e Giustizia, che rappresenta i Fratelli Musulmani in politica, ha incitato alla “rivolta del grande popolo d’Egitto contro coloro che vogliono rubargli la sua rivoluzione con i carri armati”, e “la comunità internazionale, i gruppi stranieri e tutti gli uomini liberi del mondo a intervenire per impedire altri massacri e la nascita di una nuova Siria nel mondo arabo”.

Anche Mohammed Badie, guida suprema della Fratellanza Musulmana, ha accusato il capo dell’esercito, generale Abdel-Fattah al-Sissi, di voler “condurre l’Egitto verso lo stesso destino della Siria“.

(Foto LaPresse)