Fbi sblocca un altro iPhone per omicidio. E senza Apple

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2016 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Fbi sblocca un altro iPhone per omicidio. E senza Apple

Fbi sblocca un altro iPhone per omicidio. E senza Apple

WASHINGTON – Il governo americano si traveste da hacker ed entra nell‘iPhone. Di nuovo. Dopo il cellulare del killer di San Bernardino, l’Fbi è riuscita a sbloccare un altro dispositivo senza l’aiuto di Appleaprendo così una nuova pagina nello scontro che vede opposto il Bureau all’azienda di Cupertino, sulla privacy dei dati degli utenti. Si tratta di un telefono e di un iPod appartenenti a due ragazzi accusati dell’omicidio dei nonni di uno dei due in Arkansas. Si chiamano Hunter Drexler, 18 anni e Justin Staton, 15 anni. Le vittime sono i nonni di quest’ultimo, Robert e Patricia Codgell, uccisi nella loro abitazione.

Due giorni fa l’accusa ha ottenuto il rinvio del processo al 27 giugno e ha chiesto la collaborazione dell’Fbi proprio per avere accesso ai dispositivi degli imputati. E il giudice ha acconsentito.

Non è noto come l’Fbi sia riuscita a sbloccare il telefono di Syed Rizwan Farook, il killer di San Bernardino. Né se l’iPhone del caso in Arkansas sia dello stesso modello di quello già decrittato, un iPhone 5C, con sistema operativo iOs9. Di sicuro, per ora, c’è solo che il Bureau ha segnato un altro punto nel braccio di ferro con la Apple.

Apple, da parte sua, ha ribadito la propria posizione. “Fin dall’inizio abbiamo contestato la richiesta dell’Fbi di costruire una backdoor nell’iPhone ritenendo fosse sbagliato e che costituisse un pericoloso precedente – ha sottolineato Cupertino – Questo caso non avrebbe mai dovuto essere aperto. Crediamo profondamente che le persone negli Usa e in tutto il mondo abbiano il diritto alla protezione di dati, alla sicurezza e alla privacy. Sacrificare un principio in nome di un altro pone le persone e i Paesi in una posizione di maggiore rischio”.

Secondo gli osservatori, da questa vicenda nessuno ne esce vincitore: né l’Fbi, che ha violato l’iPhone, né Apple, che non ha ceduto alle pressioni del governo americano in nome della della privacy dei clienti. Per l’azienda, infatti, il fatto che qualcuno sia riuscito a entrare nell’iPhone non è affatto una buona notizia perché mostra che lo smartphone non è invulnerabile. E non è escluso che Cupertino cerchi ora di ottenere dalle autorità americane informazioni su come siano riusciti a sbloccare l’apparecchio così da identificare eventuali falle nella sicurezza e rafforzare lo smartphone. L’Fbi, da parte sua, ha mostrato di aver bisogno di assistenza esterna, anche di hacker, per riuscire a fare quello che voleva e portare avanti la sua indagine sul killer di San Bernardino. Secondo indiscrezioni l’Fbi si sarebbe avvalsa dell’aiuto di una società esterna, probabilmente l’israeliana Cellebrite.