Filippo Calcagno, Salvatore Failla, Fausto Piano, Gino Pollicardo. I 4 italiani rapiti in Libia

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Luglio 2015 - 01:04 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sarebbero due siciliani, un ligure e un sardo i quattro italiani rapiti nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah, in Libia. Dipendenti della società di costruzioni Bonatti, sono tutti esperti e reduci da altre esperienze di lavoro all’estero, in particolare in nord Africa.

L’Unità di crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei rapiti e con la Bonatti, ma il ministero segue per ora la linea del riserbo più stretto. Questi i loro nomi, riportati anche su uno striscione apparso nel compound di Wafa, il centro della Libia dove lavora l’azienda della Bonatti. Lo striscione è stato fotografato e postato su Facebook dai colleghi dei tecnici rapiti, mentre dalla Farnesina non sono ancora giunte notizie ufficiali o conferme.

Filippo Calcagno è di Piazza Armerina (Enna), ha 65 anni, ed ha girato il mondo come tecnico Eni prima di lavorare per la Bonatti. E’ sposato e ha due figlie. Qualcuno ha risposto al telefono solo per dire “Scusate ma non possiamo dire nulla”.

Salvatore Failla, anche lui siciliano, è originario di Carlentini, in provincia di Siracusa, dove vive la sua famiglia. Saldatore specializzato, 47 anni, è padre di due figlie di 22 e 12 anni. Lavora per l’azienda di Parma da diversi anni. Fino a poco tempo fa si trovava in Tunisia, poi il trasferimento in Libia.

Fausto Piano, meccanico di 60 anni, è molto conosciuto a Capoterra, cittadina alle porte di Cagliari. Il figlio, anche lui meccanico, che vive e lavora nel paese dell’hinterland cagliaritano, non vuole parlare, come del resto i familiari degli altri rapiti. Sul profilo Fb di Fausto, le foto di una vacanza in Sardegna ai primi del mese, subito prima di ripartire per il nord Africa. Da molti anni lavora all’estero.

Gino Pollicardo (e non Tullicardo come appreso in un primo momento), è ligure e vive a Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia di La Spezia. La moglie, interpellata da Repubblica, ha detto: “Scusate ma non posso dire niente”. E il fratello ha aggiunto: “ci hanno detto che non possiamo parlare, speriamo solo tra qualche giorno di poter avere buone notizie”.