Gino Pollicardo e Filippo Calcagno liberi, ma come?

di Ermete Trismegisto
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 12:55| Aggiornato il 5 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Gino Pollicardo e Filippo Calcagno fuggiti da prigione Isis

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno fuggiti da prigione Isis

ROMA – Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono stati liberati in Libia e stanno tornando in Italia. Ma come è avvenuta la liberazione? Da soli, dopo un conflitto a fuoco con dei miliziani, oppure dopo un blitz? Le barbe lunghe, i volti segnati e lo sguardo ancora un po’ spaurito e smarrito. E diciotto secondi di video solo per dire: “Stiamo bene, siamo in un posto sicuro, vogliamo tornare subito in Italia perché abbiamo bisogno di abbracciare i nostri familiari”. La grande paura per Gino Pollicardo e Filippo Calcagno è passata. I due italiani rapiti in Libia sono liberi dalla mattinata di oggi quattro marzo, sono stati portati in un posto di polizia e, giustamente, non vedono l’ora di tornarsene in patria.

E già sulla loro liberazione monta un piccolo giallo. Perché nelle prime ore della mattinata di oggi si parlava di una liberazione avvenuta, forse di un rilascio. Circostanze insomma da chiarire con calma. Ma poco dopo il capo del Consiglio municipale di Sabrata, Hussein al-Zawadi, ha sostenuto che Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono riusciti a sfondare da soli la porta principale della casa in un cui erano tenuti prigionieri nella parte nord-ovest della città libica, liberandosi così dalla prigionia di un gruppo affiliato all’Isis.

Al Zawadi, in una dichiarazione all’Associated Press, ha riferito che miliziani locali sono poi venuti in loro aiuto su segnalazione di vicini. L’area è stata teatro di duri scontri tra combattenti dell’Isis e forze locali di Sabrata, ha detto ancora il capo del consiglio municipale confermando che i due sono “in buone condizioni” anche se non avevano mangiato da una settimana.

Ci sarà tempo per capire come sia andata veramente. Per ora conta solo che i due operai della Bonatti di Parma siano riusciti a fuggire. Più fortunati loro di Fausto Piano e Salvatore Failla, gli altri due operai uccisi ieri. L’Isis li ha utilizzati come scudi umani e loro non ce l’hanno fatta. Erano prigionieri perché otto mesi fa erano stati traditi dal loro autista che li aveva direttamente portati in una fattoria gestita da miliziani dello Stato Islamico.