Giulio Regeni, “5 uccisi dai servizi egiziani per coprire”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2016 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
Giulio Regeni, figlia capobanda: "Mia famiglia sterminata"

Giulio Regeni, figlia capobanda: “Mia famiglia sterminata”

ROMA – Mentre gli investigatori italiani hanno smontato la tesi della rapina finita male fatta dall’Egitto, in dichiarazioni alla Cnn, la figlia del capo della banda di rapinatori di stranieri uccisi al Cairo e in possesso dei documenti di Giulio Regeni ha ribadito la sua accusa mossa alla polizia egiziana di averle ucciso a freddo padre, marito e fratello per far credere che fossero loro i torturatori a morte del giovane ricercatore friulano. La donna aveva evocato l’accusa già in dichiarazioni fra l’altro al Corriere della Sera dieci giorni fa in contrasto con la versione fornita dal ministero dell’Interno egiziano che spiegò le cinque uccisioni avvenute il 24 marzo con uno “scontro a fuoco” in cui però le forze dell’ordine avevano lamentato solo danni a proprie vetture.

La donna, Rasha Tarek, figlia del capobanda Tarek Saad (in Egitto il secondo nome è il patronimico) ha ribadito che il “portafogli marrone” rinvenuto assieme ai documenti apparteneva al marito Salah Ali ed era in possesso dell’uomo quando questi uscì di casa quella mattina, sintetizza il sito della tv americana. “Fui sorpresa che si trovasse con le altre cose. Ciò mi dimostra che il poliziotto è colui che ha portato (gli effetti di Regeni) con lui”, ha detto la donna che ha attribuito il portafogli con la parole “Love” a sua madre, gli occhiali da sole al suo fratello minore Sameh, telefono ed auricolari al fratello Saad. Dei due uomini era a suo dire anche il borsone rosso.

Rasha ha sostenuto di aver potuto udire, quando qualcuno ha aperto il telefonino del marito, sia un colpo che lo ha ucciso sia l’implorazione fatta dal proprio fratello per evitare di fare la stessa fine: “Ho sentito un rumore che non ho capito cosa fosse. Pensai a un problema di rete. Ho aspettato e ho sentito mio fratello Saad dire: ‘Sì basha, perchè sei agitato, basha? Dimmi che vuoi, giuro su Dio che farò ciò che vuoi, basha”, ha riferito la donna usando l’epiteto (basha) con cui in Egitto ci si rivolge ai superiori o in particolare alla polizia.

Fra l’altro, Rasha ha confermato che i corpi delle cinque vittime erano crivellati di colpi nonostante non fossero armati: “Tutti i loro corpi sembravano essere stati usati per il tiro al bersaglio”, ha detto basandosi evidentemente sul racconto del fratello Sameh il quale, come riferisce la Cnn, è stato l’unico dei familiari cui è stato consentito di vedere i cadaveri all’obitorio.