Cina. “Uccise Neil Heywood”: pena di morte con sospensione per Gu Kailai

Pubblicato il 20 Agosto 2012 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
Gu Kailai (LaPresse)

PECHINO – Gu Kailai, moglie dell’ex segretario del partito di Chongqing Bo Xilai, è stata condannata alla pena di morte con sospensione di 2 anni per l’omicidio di Neil Heywood. Fonti sul web riferiscono che la corte del tribunale di Hefei, nella provincia est dell’Anhui, ha condannato la moglie di Xilai alla pena di morte, che sarà convertita in ergastolo se al termine dei 2 anni di sospensione sarà riconosciuto un suo “buon comportamento”.

Kailai, secondo alcuni testimoni presenti all’udienza, che è stata svolta a porte chiuse, avrebbe annunciato che non presenterà ricorso contro la sentenza di condanna a morte con sospensione. Per l’omicidio dell’uomo di affari britannico Heywood oltre a Gu Kailai è stato condannato a 9 anni di carcere anche Zhang Xiaojun, un amico della famiglia, che avrebbe annunciato che non ricorrerà in appello.

Secondo esperti, i giudici non hanno condannato la donna alla pena di morte ma alla sua sospensione per poi commutarla in ergastolo, riconoscendo attenuanti alla donna, tra le quali quelle di aver agito per difendere suo figlio, Bo Guagua, minacciato da Heywood.

Ai 4 poliziotti accusati di aver coperto l’omicidio di Heywood sono state inflitte pene tra i 5 e gli 11 anni, per aver favorito Kailai. La sentenza è stata emessa nello stesso tribunale nel quale qualche ora prima è stata condannata la donna.

La Gran Bretagna, in un comunicato inviato ai giornalisti, ha manifestato la sua soddisfazione per la sentenza, pur non citando nel comunicato la condanna di Hu Kailai, e scrivendo che la rappresentanza diplomatica inglese “accoglie bene il fatto che le autorità cinesi abbiano indagato per l’omicidio di Neil Heywood e processato coloro che sono stati identificati come responsabili”. Il comunicato sottolinea anche che Londra ha sempre chiesto alle autorità di Pechino un processo ”conforme agli standard internazionali degli standard per i diritti umani”, non cercando la pena di morte.