Il corvo e il gabbiano assalgono la colomba del Papa: un caso, un segno…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Gennaio 2014 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA
Il corvo e il gabbiano assalgono la colomba del Papa: un caso, un segno...

Il corvo e il gabbiano assalgono la colomba del Papa: un caso, un segno…

ROMA – Il corvo e il gabbiano assalgono la colomba del Papa: un caso, un segno... Vola, colomba bianca, vola, e scappa dalle grinfie di neri corvi e di gabbiani astuti. Con ancora negli occhi la scena dell’aggressione in volo alle colombe appena liberate dalle mani innocenti di bambini accanto a un Papa Francesco benedicente, dobbiamo riscoprire antiche simbologie animali associate al bisogno degli uomini di essere rassicurati da segni benigni e interpretabili. Qui abbiamo la colomba, candida come la pace, il nero corvo di funesti presagi e il gabbiano scaltro che nella letteratura di mare conserverebbe l’anima dei marinai morti.

La complicazione simbolica di corvi e gabbiani che attaccano la colomba all’Angelus meridiano mette in allarme i superstiziosi. Ma invita gli studiosi a rispolverare il valore esatto dei simboli legati all’iconografia animale. La colomba è simbolo della pace e mostra il distintivo ramoscello d’ulivo già con Noè: è lei ad annunciare la fine del diluvio. Del resto nelle popolazioni semitiche era identificata con la dea dell’amore Ashtoreth. Presso i greci  era l’animale sacro ad Afrodite. Pace, mitezza, amore: questi i suoi attributi. La medicina antica ne giustificava il carattere pacifico con l’assenza di bile nelle viscere.

Il corvo, invece, non ha mai goduto di buona stampa, almeno fino a che i grandi irregolari come Allan Poe e Rimbaud non li hanno visti come fratelli di sventura. Armando Torno sul Corriere della Sera ci informa che già nel calendario babilonese presiedeva il tredicesimo mese, quello bisestile, quale simbolo negativo. Nel gabbiano dobbiamo riconoscere l’emblema della libertà e come detto il ricordo dei marinai morti. Uscendo dalla simbologia, per tornare sulla scena di caccia a San Pietro, l’etologo Danilo Mainardi, descrive il gabbiano come un vero predatore, cacciatore scaltro e capace di immagazzinare le informazioni utili. Al prossimo Angelus, insieme alla tradizionale folla stipata sulla piazza, dobbiamo aspettarci anche dei gabbiani ben appostati: sanno ormai che la bianca colomba (frutto di una selezione guidata dall’uomo, in natura così bianche non esisterebbero) è una preda facile e inerme: adesso conoscono anche l’ora e il luogo dove ripasserà.