Marò, no pena di morte: rischiano 10 anni. Bonino: “Indignata, ci faremo valere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Febbraio 2014 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA
India, no pena di morte per Latorre e Girone: accusa di violenza e non omicidio

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (Foto LaPresse)

NEW DELHI – Marò, niente pena di morte per loro ma rischiano 10 anni di carcere. Il ministro degli Esteri Emma Bonino sbotta: “Sono indignata, ci faremo valere”.

La stampa indiana oggi scrive che il governo sarebbe intenzionato a commutare l’accusa per i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre da omicidio a violenza davanti alla Corte suprema Indianacapi di accusa che escludono la pena capitale.

“L’eventuale richiesta di applicazione della SUA (Act, la legge antiterrorismo indiana, anche nella parte che non obbliga a chiedere la condanna a morte, ndr) quale base di imputazione per i due marò, laddove dovesse essere confermata, – dice Bonino – sarà contestata in aula dalla difesa italiana nella maniera più ferma”.

“Il Governo ritiene sconcertante tale riferimento e farà valere con forza e determinazione in tutte le sedi possibili l’assoluta e inammissibile incongruenza di tale impostazione anche rispetto alle indicazioni a suo tempo fornite dalla stessa Corte Suprema indiana». Il nostro impegno di riportare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – ha concluso la titolare della Farnesina – è più forte che mai.

Il portavoce del ministero indiano degli Interni, Kuldeep Dhatwali, ha detto di aver autorizzato la polizia Nia a perseguire i due marò “in base al Sua Act, ma senza invocare l’articolo che prevede la pena di morte.

Il rapporto con i capi d’accusa che la polizia investigativa indiana Nia presenterà ai giudici nei prossimi giorni sarà illustrato lunedì 10 febbraio in Corte Suprema, non conterrà più l’accusa per i marò di “aver provocato la morte” di due pescatori, ma più semplicemente di aver usato “violenza”. Al riguardo The Times of India sostiene che il ministero dell’Interno ha mantenuto l’uso della Legge per la repressione della pirateria (Sua Act del 2002) revocando però l’indicazione precedentemente fornita di utilizzazione dell’art.3 comma ‘g-1’ del secondo capitolo sui reati, a favore del meno categorico art.3 comma ‘a’.

Il 3 comma ‘g-1’ sosteneva perentoriamente che chiunque, commettendo un atto di violenza contro una nave indiana, “provoca la morte di una qualsiasi persona, sarà punito con la pena di morte”. Invece la disposizione dell’art. 3 comma ‘a-1’ (rpt ‘a-1’), a cui pare debba attenersi ora la Nia, sostiene che chi “commette un atto di violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave che (…) mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa”.

Da parte sua The Indian Express ricorda che comunque contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sarà anche utilizzata la sezione 302 del Codice penale indiano che implica una possibile condanna a morte. “Ma la possibilità per gli imputati di essere condannati alla pena capitale – conclude il giornale – è davvero bassa perché la loro azione non rientra nei casi eccezionali in cui è richiesta”.