Inghilterra: la tragica storia di una “tratta” di bambini moderna

Pubblicato il 13 Gennaio 2010 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA

«Ci dicevano che era una terra fatta di latte e miele e che saremmo andati a scuola ogni giorno a cavallo» – così ricorda Mr. Humphreys, 76 anni, uno dei superstiti del traffico di bambini che l’impero inglese organizzò con l’Australia fino al 1967. Un capitolo buio, drammatico, per molti versi ancora da chiarire, della storia inglese.

La data chiave della biografia di Mr. Humphreys è il 22 settembre del 1947. Insieme ad un «carico» di cento ragazzi e quaranta ragazze arriva in Australia. Un evento singolare che faceva già parte uno schema antico che i governi di sua maestà la regina perpetuavano con successo da decenni. Con l’accordo del governo centrale e con quello dei governi coloniali del Commonwealth da Londra venivano spediti bambini e adolescenti abbandonati o sorvegliati in strutture di accoglienza. Venivano mandati come manodopera nei campi e nelle fattorie che facevano allora il tessuto economico dell’Australia.

Il programma affondava le sue radici nel diciassettesimo secolo. A quell’epoca bambini migranti venivano imbarcati attraverso l’Atlantico per popolare le terre dell’attuale Virginia. Il modello si consolidò e crebbe nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo. Secondo stime senz’altro approssimative, durante questo periodo un totale di 150.000 bambini inglesi fu spedito in Australia, Nuova Zelanda, Canada e Rhodesia.

Le condizioni di quelli che affrontarono questo viaggio furono inumane. Le istituzioni inglesi spesso fecero partire questi bambini senza il consenso dei genitori, con documenti falsi, nomi e date di nascita sbagliati.

Se da un lato i bambini erano condannati dal volto grigio e duro della burocrazia inglese, dall’altra parte dell’oceano ad attenderli non c’erano latte e miele o comodità come gli era stato detto sul suolo britannico. Sbarcati in Australia, i giovani venivano accolti da proprietari terrieri desiderosi di sfruttare braccia o da confraternite che amministravano orfanotrofi. Il lato più tragico di questa storia incredibile si svolge proprio in questi luoghi gestiti da gruppi religiosi come i «Christian Brothers». Qui, la maggior parte dei bambini andò incontro a orrendi abusi sessuali. In un rapporto choc del governo inglese, un ragazzo testimoniò che nel suo orfanotrofio i membri dei «Christian Brothers» gareggiarono a chi lo avrebbe stuprato prima cento volte.

Questo perverso ingranaggio messo in moto della burocrazia più cieca e inumana derivò, a detta degli storici, dalla concezione «idealistica» e pragmatica dell’Impero Inglese. Da una parte c’era il genuino e filantropico desiderio di recuperare questi bambini dalla miseria morale e fisica dei loro luoghi d’origine. Dall’altro c’era l’avido calcolo di chi avrebbe beneficiato dall’allontanamento di gruppi di soli e indigenti di cui lo stato si sarebbe dovuto sobbarcare il sostentamento.

La storia, anche recente, della progredita Europa passa attraverso dei tunnel bui, delle storie che non si vorrebbe ascoltare.