Isis, pericolo bombe IED. Ecco come le assemblano

di Ermete Trismegisto
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA
Isis, pericolo bombe IED. Ecco come le assemblano

Isis, pericolo bombe IED. Ecco come le assemblano

ROMA – Isis, pericolo bombe IED. Ecco come le assemblano. Pezzi di ordigni inesplosi e componenti singole acquistate in almeno 51 paesi. E in più qualsiasi cosa possa in qualche modo esplodere. E’ così che l’Isis, stando ad un rapporto pubblicato da Conflictarm (clicca qui per leggere e scaricare il Pdf) confeziona le sue bombe.

Tecnicamente hanno un nome non proprio minaccioso, si chiamano IED acronimo che sta per improvised explosive device, ovvero esplosivi improvvisati. Ma non nel senso di meno pericolosi, anzi.

Spiega Thomas Gibbons Nest per il Washington Post in un pezzo tradotto in Italiano da Il Post che la versione moderna di questi esplosivi improvvisati è stata sviluppata

nei primi anni dell’ultima guerra in Iraq, quando alcuni gruppi ribelli iniziarono ad attaccare veicoli e pattuglie americani con bombe nascoste, assemblate mettendo insieme pezzi di altre bombe inesplose, prodotti industriali e qualsiasi altro materiale possa essere messo in un contenitore e fatto scoppiare. Combattere queste armi diventò una sorta di partita di scacchi per gli Stati Uniti e i suoi alleati impegnati in Iraq e Afghanistan. Per ogni dispositivo che gli americani mettevano in campo, il nemico sviluppava un’arma capace perlomeno di danneggiarlo. Ma oggi che le guerre di occupazione degli Stati Uniti sono vicine al termine, gruppi come lo Stato Islamico – che combattono nemici sprovvisti delle stesse armi messe in campo dagli Stati Uniti in passato – stanno fabbricando armi su scala quasi industriale.

Conflict Armament Research nel rapporto citato sopra ha preso in esame circa 700 tipi di Ied ritrovati sul campo di battaglia. Il risultato è impressionante: i componenti vengono da 51 paesi compresi Usa e Turchia. Sia chiaro, non si tratta di vendita diretta di ordigni all’Isis. Sono singoli pezzi che in quanto tali non hanno un uso bellico venduti legalmente e poi finiti, con un giro neppure troppo lungo, nelle mani dello Stato Islamico. Che poi realizzano esplosivi improvvisati. E letali.